Lo stretto alveo della legalità – Angelo Rendo

Fra tutte le azioni di profondo igienismo civico a cui ho assistito durante la mia vita, luccica per eclatanza questa: le monetine di uno, due e cinque centesimi sparse – per una somma di toh dieci centesimi – da un cliente – e amico facebookiano – nell’area a nastro di bitume dove io governo.

Dopo aver pagato, l’amico mi mostra il palmo della mano destra, vi stanno calorosamente strette le minuscole e sinistre ammonitrici. Mi dice che vuole disfarsene, lento inizia ad artigliarle, quindi compie per quattro volte il gesto della dispersione ai quattro punti cardinali del vil danaro. Prima di ripartire, la sicumera lo spinge: tu, una volta che vado via, le andrai a raccogliere di corsa.

In fondo, le monetine lanciate nell’aprile del 1993 contro Bettino Craxi, che usciva dall’hotel Raphael, rappresentano il breve volo della compiutezza. Che una piccola vita sia compiuta nello stretto alveo della legalità.

Pienezza e vuoto – Angelo Rendo

È di Vittoria? Vengo da Vittoria, ma sono di Campobello di Licata. Campobello farà 8.000/10.000 ab., no? – gli chiedo. No 10.000 10.000 – mi dice. Quanto dista Campobello di Licata da Licata e da Palma di Montechiaro? Ma… meno di trenta chilometri, risponde. E di cosa si vive a Campobello? Agricoltura e bar. Ora hanno aperto il ventottesimo bar. Si chiama ‘Ventottesimo Caffè’.

E il gas dove lo fa? Ma… hanno aperto un rifornimento da poco a Ravanusa, a 4 km da Campobello, vado là, ma io abito a Parma. Ah, gli faccio, a Palma di Montechiaro, confidando che, da buon siciliano, il gasato avesse trasformato la L laterale in R vibrante e fatto cadere il monte chiaro, come si suol fare. No, abito a Parma e sono pieno di gas*.

* (Intendeva dire che a Parma la rete di distribuzione del GPL è capillare).

Il richiamo dell’esergo – Angelo Rendo

Ogni autore di poco consistere mette in esergo alla propria opera una frase nitida, distillata, o due versi, di cui vuole lordare l’onore. A seguire, le sue parole. Che sono fosche, torbide, irrisolte: un organismo che si muove a scatti, e cigola, azzoppato dalla martellante regola. La quale desidera fare la sua parte. E prendere piede.

Alla nascita, il padre gli ha mangiato le orecchie, tagliato il naso, chiuso gli occhi, aperto la bocca a dismisura.

Che andrebbe bene in esergo, non fosse che al centro può dar conto all’uno e agli altri, e a nessuno.

Due cartoline – Angelo Rendo

Due giorni prima che io compissi i miei 41 anni, un caro amico, che vive in Toscana, ha sognato me e i miei figli, un maschio e una femmina, due gemelli. La femmina, in sogno, non l’aveva vista, del maschio invece i ricordi erano netti: spacchiusazzo – mi ha scritto – era e girava su una biciskate con un casco da football americano per la via Penna. Un bulletto. Io gli correvo appresso, con la segreta intenzione di guidare il suo biciskate. Mi dice.

Un altro caro amico, che insegna in Sardegna, mi ha inviato delle foto della festa di Sant’Isidoro a Villacidro. Una processione lunghissima come mai ne aveva viste: si ornano con fiori e coperte e lenzuola ricamate persino i trattori. Alle macchine si vuole bene ma al Santo non si comanda.

Il genere prevale sul caso – Angelo Rendo

Molti fra i più prolifici e logorroici scrittori italiani contemporanei sono dei sessuomani. Scrivono di preti, scuole, seminari, università, bel mondo, haute société, sezioni, bagni pubblici, seghe, marchette, stupri, moralismi, tic e cit. Ripartiscono, separano, secano: ciò che l’intelletto fa quando spinge e ordina. Albinati, Arbasino, Busi, Mari, Moresco, Siti. Del primo, ad esempio, ieri ho distrattamente preso tra le mani “La scuola cattolica”. Nel retrocopertina l’autore sta in posa e un buchino nero gli resta al centro delle labbra. Tutto l’emerso respira. Apro a caso a pagina 193, e continuo a leggere fino a pagina 194. Albinati racconta come da adolescente al solo sentir nominare la parola CO-STU-ME (da bagno) mettesse mano al pistolino e corresse a masturbarsi. Di come fosse dotato di una “sensualità sconvolgente”.

Anche quando vi è sessuofobia, il genere prevale sul caso. La storia è solo un accidente.