Vive nel camper, e col camper gira per la marina. Parla siracusano. Barba rada bianca, capelli rasati. Orso. Vestito di nero, sempre, e con gli occhiali da sole, sempre. Tendenzialmente fastidioso: vuole parlare. Se l’altro lo voglia o abbia da fare, meno gli importa. Di tanto in tanto viene per essere gasato, talora, invece, dopo aver fatto tre o quattro giri dentro il piazzale, si ferma per le formiche, dà avanzi di pane alle formiche. Posso? Faccia, faccia pure. Ho acquistato – mi spiega – un anticrittogamico, e con una pompa a spalla ho disinfestato il camper, sai, ci sono dei moscerini.
Quando vedo quel camper singhiozzante affacciarsi, indeciso sul da farsi, mi avvicino alla colonnina, ma invano; mette la prima e beffardo riparte.
Accenna al Buddismo, ai suoi viaggi terreni e astrali, alla ruota e ai Rosacroce. Alla controinformazione e all’evoluzione consapevole. Alle verità nascoste. Dopo un quarto d’ora viene congedato. Gli dico attendo una telefonata, e devo bere, mi scusi. Vedi, tu non hai girato, sei sempre qua a Donnalucata, non conosci la verità. Quel che ti voglio dire è che. È vero non la conosco, e nemmanco ho questo prurito, tuttavia mi pare che la supponenza non sia amica della verità. Dove l’una avanza, l’altra si spegne. Ora vado, telefono. Bevo. Ah ok, scusa, vai a leggere? Telefono. Bevo. Arrivederci, sgasando a mille, senza balbuzie.
Mese: settembre 2017
Manifesto (per Simone Stuto) – Angelo Rendo
[‘Canoro’, Tecnica mista su carta Ingres, 49×63 cm., 2017]
Questa scena canora di Simone Stuto è ghermita dal kairòs. Ed io che guardo, inizio a cantare. Qui, ognuno se ne sta andando lontano; chi dirige non c’è: dissoluti, bambini, morti, fantasmi, ectoplasmi, cani, gatti, serpenti, pesci, e foche e ritardati in una strategia compositiva travolgente. Al centro quattro sapienti more – l’abito bianco che attacca al cuore, la nuca nera che nulla può, i pantaloni e i pantaloncini neri, tenui segni d’umano – a silenziare le bocche. Ma è il manto rosso, che si sfrangia verso il basso, a tenere e comporre il predominio di quel che mai è avvenuto.
[Simone Stuto, 1991, pittore di Racalmuto]
Miliziani dell’interregno – Angelo Rendo
La psicologia applicata ha ragione di consistere in contesti nei quali il contenimento autoriale affonda, quando la ferma ostensione del progresso ristagna negli interstizi dentali dei ratti e il naturalismo non può che darsi in pasto alla ragione più infima, l’intima essendolo. Che non sia in gioco l’applicabilità di un sostegno linguistico rabbuia l’ospite. C’è solo una udienza limitata ai segni che l’accertamento comporta. Significa che l’apparato difensivo cova noia, la schifa, generando l’essere comune, il miliziano dell’interregno.
Altre due poesie di Charles Simic da ‘Hotel Insonnia’ – trad. Angelo Rendo
CAMICIA
Vi entro
mentre riposa
a pezzi sul pavimento.
Non faccio una piega.
Rispettoso
del modo in cui me la scrollai di dosso
la scorsa notte
di come toccò terra.
Un pilota: impossibile
l’avvitamento
da ripetere ora
attraverso una manica col nodo.
SHIRT
To get into it
As it lies
Crumpled on the floor
Without disturbing a single crease
Respectful
Of the wayI threw it down
Last night
The way it happened to land
Almost managing
The impossible contortions
Doubling back now
Through a knotted sleeve
**
LA PULCE DELL’AMORE
Staccò una pulce
dall’ascella della sua amata
per custodirla, averne cura
in una scatola di fiammiferi,
persino il dito facendosi pungere
di volta in volta
per ingrassarla
con gocce del suo sangue.
LOVE FLEA
He took a flea
From her armplit
To keep
And cherish
In a matchbox,
Even pricking is finger
From time to time
To feed it
Drop of blood.
Dolo e solo – Angelo Rendo
Nel sistema di mende che punteggia i miei testi, a ritornarvi, si scoprirebbe quanto ciò che sembra lacuna, nel reale non è altro che passaggio di stato; e come dietro una condizione di pregio e vanto che un nesso pare suggerire, in verità prema il fuoco, che non conosce nessuno, nessuna voce o parola concepita; quel fuoco che crepita e distilla gli ambiti attraversati senza alcuna minaccia. Dolo e solo.
Trenodie dal Terzo Millennio – Angelo Rendo
Mi piace immergermi dentro questa bolla di risorgenza situazionistica, che ha nella memetica la punta di diamante. Tante le declinazioni di questo fenomeno da tardoturbocapitalismo. Di interesse, fra le molte, le più navigate pagine di Bispensiero ed Eschaton. Di quest’ultimo a breve in libreria troveremo ‘Teoria della classe disagiata’ per Minimum Fax. Si tratta di autori poco più o poco meno che trentenni. All’attacco virale lanciato dal primo (Bispensiero) dal titolo “Alzati e boldrina” ho partecipato col collage qui sotto.
Il dato politico – avvolto dalle mentite spoglie che la progressiva decadenza confeziona per chi governa senza aver rotto lo specchio – è mimesi di un limite ultimo, contro il quale questi intellettuali cozzano.
Il cuore – Angelo Rendo
Non è il caso che esca
dal cuore
la mente che si scorda
di dire quel che c’è.
Come succede che uno zoppo
faccia i suoi giri
che la corda si allenti
che il mare riempia il cielo
come che sia sia fatto
bene.
Così che si tagli quel ramo
non vale che un ahi
che il destino cresca
giro su giro
e il più usato verbo
dimenticare abbia un luogo
lontano lontano non più
l’afferrabile scordare
il cuore.
Cristo muto – Angelo Rendo
Unu – mugugna a testa bassa, e allunga un chilometrico dito al di qua del banco. Al collo gli penzola il Crocefisso, che ballonzola, e stretto si tiene a una collana d’oro a larghe maglie. La camicia si offre alla vista sbottonata – religiosamente (e logicamente) – per dare aria al Cristo.
Unu che cosa, Rothmans? Queste rosse??
Esce dalla tasca un pacchetto di Rothmans blu vuoto, e me lo mostra.
Va bene.
(Sono le 20:45).
Glielo porgo, incasso, grazie e arrivederci dico.
Una buona giornata lui risponde.