Appunti dal buon senso senza senso (67) – Angelo Rendo

Stanno inghiottendo il catalogo,
il catalogo delle navi.
*
Nelle nostre case non centro
che uomo.
*
Non si vede?
È stato.
*
Due moti uno
in atto l’altro
segue: mani.
*
Chi appare,
schiaccia.
*
A braccia levate
arrese al sono
io sei tu.
*
È una forma:
a noi la fionda.
*
Rotto rimane
a tutti i convenevoli e salve
la corruzione ammala
masso e basso.

Suona il fesso per guardare il soffio.

Appunti dal buon senso senza senso (66) – Angelo Rendo

Il cielo generato al contrario sputa l’animale. Dov’è? Dov’è?? Non siamo stati più attenti di ora; ora che si avvicinano alla razza estinta, chiusa nel torpore, orba e senza pedali, i portatori di zanne, le maestranze del fiore aguzzo. Empia la dose ingoiata dagli allevati in cattività. La vita al prezzo straccio di una netta anima.

Altrove l’articolazione dei segni lascia presagire che l’uomo, senza accorgersene, stia perdendo il proprio confine: la liquefazione in atto ha bloccato la resistività del relativismo androide a beneficio del calore che tutto ammolla e getta avanti: a sé le ossa che la vita risputò.

Appunti dal buon senso senza senso (65) – Angelo Rendo

Un paese attaccato dalla forma
non ha forma

non pretese, scambi
gioghi alti per pioppaie.

**

Solo quattro o forse due
divisi al centro

un buco
un raggio

**

Sullo spartito di Bach tre puntini…
e meste gracchiano le aquile

(il sonno orientale cala l’occhio
poco più, in basso la tarma)

e travi nascondono il giudizio:
che si freni; non ha timbro
la chiave apre il difforme
congiunge arti e anse

sul governo inteso largo
nel fango.