Jett(er)atura – Angelo Rendo

1.

Io non mi raffreddo mai, ho il mio metodo. Farà parte della schiera di quelli che scompaiono di colpo? Speriamo di no, che siano gli altri a finire prima. Ma lei non deve avere paura della morte. Ma io non ho paura. Ma se è sempre vestito di nero, è il lutto in persona! No, io porto il lutto per gli altri che muoiono. È uno jettatore, l’orso in camper che ritorna al rifornimento, ecco cos’è!

2.

Mi illustra i suoi titoli in mail, inutili, come ogni titolo; mi blandisce: segue Nabanassar da tempo e lo trova assai interessante. Mi scrive perché vuole inviarmi due sue poesie, ma vuole vedersele pubblicate insieme a delle mie poesie, che facciano da controcanto alle sue, che vadano a trovare le sue, che le pungolino, dicano loro qualcosa, le rivolgano la parola, e che io dovrei scrivere per l’occasione. Gli è venuta questa idea.

Mi costruisco un sistema di pensiero (e una poetica)

[Ennio Abate ha ripescato un mio vecchio intervento teorico del 2001 e lo ha riproposto su Moltinpoesia. Lo ringrazio. Ripropongo qui, per completezza e in file .pdf gratuito, l’altro contributo di pensiero e di poetica che mi rappresenta. GiusCo]

“Di partenza sto sul versante Quine, nel filone delle “Ricerche filosofiche” di Wittgenstein.”

“È inutile, nelle mie attuali condizioni di vivente immerso in un così chiamato secolo Ventunesimo dell’era cristiana in Europa Occidentale, fare il vareliano: posso tranquillamente cavarmela con le simulazioni: mi basta imitare e modellare la fenomenologia osservabile, sicuro di ricavare un quadro già fedele anche per i nostri scopi letterari; gli affinamenti successivi e il senso complessivo li lascio a studiosi di professione. Resta da definire a cosa può servire la poesia, collocata negli strumenti a forte capacità induttiva più che simulativa.”

“Le teorie cambiano all’aumentare della penetrazione logica (che mano mano accantona le vecchie teorie, aprendo alle nuove, che a prima vista possono anche sembrare del tutto nuove) ma l’aspetto relazionale di fondo, quello che le teorie sottendono, rimane lo stesso, e quello è il limite conoscibile: è l’aspetto relazionale del mondo esterno ad essere indagabile, non il mondo esterno in sé. Le teorie parlano delle relazioni e non di cosa è il mondo esterno.”

“Scrivere in informatichese (partendo cioè da un sistema sintattico) afferma una scelta razionale: la superiorità della sintassi sul segno o, meglio, la riducibilità del segno alla sintassi o, ancora, la valenza nella sintassi prima che nel segno. Tornando all’Eco citato da Marchese e dunque alla poesia: le parole sono scelte dal ritmo; ovvero, economicamente: le stringhe sono scelte dalla sintassi, rigettando l’ermeneutica e la storia delle singole parole. Rimanendo sul piano della sintassi, le neuroscienze sembrano confortare: il cervello pare strutturato sintatticamente, non ritmicamente.”

“E il lettore? A lui conoscere e condividere l’enciclopedia delle sintassi, dopo di che ragionerebbe sulle stringhe. L’adozione della “stringa economica” quale natura base dell’espressione poetica, circoscriverebbe la poesia al modo di dire le cose senza parole inutili e costituirebbe un punto d’arrivo fisiologico prima che pragmatico. Ermetici (iniziati), gnostici (esiliati), alchimisti (simbolici), ermeneuti (interpreti), sociologi (giudici) sarebbero tutti fuori gioco, giacché nel mondo fattuale regna il principio di economicità, rigidamente ma liberamente sintattico, agonistico, comparativo rispetto alle isotopie possibili e precedente le elaborazioni della pragmatica.”

scarica la versione completa in formato .pdf:
Mi costruisco un sistema di pensiero (ed una poetica) 3.0, marzo 2008

concorso gratuito “200 versi per nabanassar”

Accettiamo in lettura fino al 31 luglio raccolte di poesia inedita a tema libero.

Lo scopo e’ esercitare pubblicamente uno dei cardini del nostro impegno, cioe’ l’attenzione ai testi. Ci immergiamo nel magma webbico 2010 con la speranza di scovare una o due perle che leggeremo e commenteremo in dettaglio qui su blog, segnalando al pubblico e a piccoli editori amici o affini.

La partecipazione e’ gratuita. Il materiale -per un massimo di 200 versi- va inviato alla casella redazionale nabanassar@gmail.com in formato .doc o .pdf, comprensivo di nome e cognome.

Informeremo via mail nella prima meta’ di settembre gli autori/autrici delle sole opere selezionate, per concordare le modalita’ di presentazione sul blog. Daremo quindi conto pubblicamente del numero totale di opere pervenute, senza altra menzione nominativa o di titolo, e annunceremo i vincitori.

Tutti i diritti sui materiali spediti resteranno ai rispettivi autori.

Grazie per l’attenzione e buona estate da noi di nabanassar. Leggete anche voi un libro di poesia!

Tutte le Poesie (1994-2004) – Lampi di Stampa

Il volume poetico riepilogativo 1994-2004, con uno scritto teorico posteriore, pubblicato da Lampi di Stampa, segue la richiesta di pubblico e critici di avere tutto il materiale in unico libro, cosi’ da favorire rendiconto e tracciabilita’.

Con ISBN 9788848810210, e’ ordinabile in libreria e su internet dai prossimi giorni.

Questa pagina facebook aggiornera’ in social network gli sviluppi della pubblicazione, che segna il congedo di Giuseppe dalla letteratura attiva (adesso produce videogames).

ps (8/3/2010): notati alcuni typos nel volume: un fà, degli E’ invece della corretta forma maiuscola; due-tre a capo pessimamente troncati in automatico nel saggetto finale e non rivisti. Il resto delle “deviazioni” e’ volontario.

pps (10/2/2012): scaduto il biennio di vincolo, ho recuperato i diritti sul mio materiale e ritirato questo volume dal mercato.

Una selezione e’ stata ripubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Letture e traduzioni 2003-7, di Gianluca D’Andrea

La capacità di dialogo di Gianluca D’Andrea risulta accresciuta e arricchita dall’insieme delle letture -ma anche traduzioni e un testo autonomo preliminare- offerte a “nabanassar” in tre anni, letture che volentieri rilasciamo in file unico .pdf per comodità di consultazione e primo rendiconto.

E’ opinione diffusa che la generazione dei trentenni abbia grossomodo esaurito la spinta che l’aveva caratterizzata nel decennio passato, spinta concretizzata in numerose antologie e articoli di costume, prima che di critica letteraria. Lo stesso portalino “nabanassar” ha via via perduto la verve, vuoi per l’allentamento dei contatti personali tra i membri di redazione, vuoi per naturale evoluzione e vicende personali. Si e’ di molto affievolita la proposta nel nostro sito italiano, mentre e’ ancora allo stato di gestazione in quello inglese.

Una domanda e’ quindi d’obbligo: cosa farci con la poesia nel 2007 ma, soprattutto, cosa fare dell’aspetto legato alla comunicazione poetica in rete? La diffusione dei blog ha contribuito a disperdere le forze; le competenze si fanno dubbie, annacquate dall’ have-your-say del web 2.0; e un clima da parruccheria tiene basso il livello dello scambio. Soprattutto, manca la tensione al risultato complessivo, all’opera compiuta che infine giustifichi lo sforzo.

Ecco dunque che il librino di D’Andrea vorrebbe invitare ad un cambio di rotta, ad una produzione meno giornaliera di parole, ma diluita, un insieme di sassolini che tracciano una via e che, nel caso di Gianluca, indicano un’evoluzione nel rapporto con la propria personale ispirazione artistica, che poi e’ di matrice schiettamente filosofica.

Dall’Inno metalinguistico sproiettato che apre il volume e insiste sul dualismo fra ritornare e stornare in itinere, con quest’ultimo a creare un mondo, si passa al mondo realizzato e nominato: Wallace Stevens, Luciano Neri, Gabriel Del Sarto, Massimo Gezzi, Marco Simonelli, Jorge Guillen e Gary Soto, Valerio Magrelli, Jacopo Ricciardi, Teresa Zuccaro, Flavio Santi, Stefano Lorefice. Se c’e’ un servizio che uno studioso vicino alla prassi, quale D’Andrea si e’ rivelato in questo inizio di percorso, doverosamente deve alla comunità dei poeti e dei lettori, questo e’ offrire la propria interpretazione delle opere, facendone a sua volta un’ Opera.

E’ dunque con piacere e con mio vivo ringraziamento per la sua amicizia telematica, che raccogliamo questi scritti per offrirli alla rete, contribuendo alla tessitura delle maglie importanti: poeti e studiosi che scrivono e leggono opere di altri poeti e altri studiosi.

Giuseppe Cornacchia – http://www.nabanassar.com – settembre 2007

………scarica il librino di D’Andrea su: http://www.nabanassar.com/nabanassariana.pdf

Due poesie di Gianmario Lucini

Se vai lungo la costa dello Jonio
da Reggio a Squillace, osservali
gli scheletri di muri che la ‘ndràngheta
ha disseminato lungo il litorale
e rifletti se questo è il Paese
magnifico che abbiamo ereditato
dagli antichi Greci e dai Normanni.

Considera poi che la bellezza
è soltanto una piccola preda
nel carniere dei loro misfatti:
rifletti sulla tua stessa vita
aggrovigliata nel disordine e nel grigio
dell’incertezza che ti consegna inerme
a giochi segreti e perversi;

non crederti indenne perché abiti a Milano
o al Nord o in Inghilterra
in ogni Paese ormai la guerra
unilaterale è da tempo dichiarata:
la mafia avanza, il mondo
gli cade fra le braccia
– illuso di sconfiggerla
con l’efficienza della polizia
o il candore dei fragili versi
d’una poesia.

*

L’impoetico dorme nella mia scrittura
lo trovo nei segni di questo paesaggio
nello scompiglio di mozziconi di palazzi
che s’affacciano violenti in riva al mare.

I segni che mi nascono dentro
non hanno voce né figura.

Trovo la bellezza appena svolto l’angolo
e mi appare serena nella luce del mattino
fra il verde antico di colture abbandonate
la facciata materna d’una casa contadina;

brillano al sole aranci maturi
che nessuno coglierà.

Questo paese ha bisogno di tornare
al suo passato e riscriverne il copione
piantare nuovi alberi di ulivo, confidare
nel sorriso del mare, nel fresco aspromontano

con cuore infiammato e nella mano
il fiore giovane della ribellione
la bocca salata per lo sdegno e nello sguardo
civili orizzonti di collera.

——-

Gianmario Lucini è nato a Sondrio il 18/09/1953. Ha frequentato le scuole dell’obbligo a Sondrio, Roma, Como e l’Università Cattolica di Brescia, laureandosi in Scienze dell’Educazione (indirizzo Formazione Aziendale) e conseguendo un master in critica. Dal 2007 lavora 6 mesi a Sondrio e 6 mesi in Calabria (da ottobre a marzo), dove collabora in qualità di esperto multimediale (videoriprese, montaggi video, fotografia, internet, formazione informatica di base, ecc.) presso l’Associazione don Milani di Gioiosa Jonica, aderente a Libera. Gestisce l’associazione Poiein, molto impegnata nella diffusione della cultura umanistica e nell’assistenza a soggetti svantaggiati, specie nel Terzo Mondo.

nabanassar.com disattivato a luglio 2010

Si informa che http://www.nabanassar.com verra’ disattivato a luglio 2010; le attivita’ continuano qui in blog su https://nabanassar.wordpress.com e la mail di contatto diventa nabanassar@googlemail.com. Tutti i contenuti del sito padre verranno archiviati su un CD, disponibile su richiesta. I diritti sul materiale pubblicato rimangono ai rispettivi autori. Grazie a tutti, buona letteratura.

Nabanassar, redazione.

Cappuccio di rana e verdità – Otto poesie di Richard Rorty

[Le poesie nell’originale, qui]

Wittgenstein, Heidegger, Dewey, Descartes, Locke, Kant


La tradizione è terapeutica

più che costruttiva.

Cosa è meglio credere?

Balzi nella conversazione

e voci specchiate,

non metafore buone per l’occhio.


Il mentale


Ogni funzione non ha corpo,

non subito s’afferra.

I sentimenti sono fantasmi

e il dolore,

che anticipa la mente.


A nulla servirà

salvare la storia delle idee.


Tu conosci, non un problema

ma una descrizione:

il tuo dolore è il mio.


L’essenza trasparente


Siamo di vetro come gli angeli

non possiamo afferrarci

che fuori dallo spazio.

Occhio non vede, orecchio non sente.

Il due porta a chiara evidenza:

dolori e pensieri non hanno luogo.


Una pura sensazione di dolore


Hai provato dolore? Hai una mente.

Basta qualcosa di sbagliato,

una falsa credenza.

Crediamo di guardare la stessa stella

anche dopo aver compreso

la lontana palla di fuoco

non il buco vicino.

Nessuna differenza dall’esterno,

ma dentro.


Il dolore


Quanto più uno cerca la risposta,

tanto più inutile diviene la domanda.

La parola dolore,

niente a che fare col dolore.

Impossibile per lo scettico dubitare:

non ha commesso alcun errore.


Di nuovo, pratica sociale.


Il temperamento grigiogesso del nostro calvo giovane Ph. D’s


La morale da trarre,

la metafora così a buon mercato.


Sapete queste rappresentazioni?

Ti costringono a credere

cappuccio di rana e verdità.


Naturalistico o storicistico, o della motivazione sociale


I koala si percepiscono bianchi?

Hund è tedesco per un cane?

Robinson crede in Dio?


La paura dei fantasmi:

niente di strano sta accadendo.


Possiamo dire allegramente

a fronte del mondo sorpreso:

impulsi al nervo ottico,

all’unanimità

il regredire all’infinito dell’argomento.


Il lavoro del linguaggio


Una quercia è un albero

cosa idea parola.

Una voce nella conversazione,

scomodo strumento, bellezza

senza logica. Questa convergenza:

prodotto inevitabile della storia.

Un matrimonio, gravosa occupazione

su questioni così rischiose.

E’ il semplice e banale senso

del vero.


[trad. Rendo]


RORTY IS DEAD – Excerpts from “Philosophy and the Mirror of Nature”

Excerpts from “Philosophy and the Mirror of Nature”


Wittgenstein, Heidegger, Dewey

Descartes, Locke, Kant

reference is therapeutic rather than constructive.

What is better for us to believe?

Not ocular metaphors

but aesthetic enhancement in conversation

and mirrors on the voice.

*

What we mean by mental.

Any functional state is nonmaterial,

not immediately evident to all who look.

Feelings just are appearences,

the universal painfulness itself.

We see pain before the mind,

nothing will serve

save the history of ideas.

You know, not a problem

but a description of the human condition

in your pain becoming mine.

*

Our glassy essence is something

we share with angels

and we cannot grasp it

but become indentical with

as nonspatial substance.

The eye cannot see nor the ear hear.

Dualism reduces to the bare insistence

that pains and thoughts have no places.

*

If you had the raw feel

of painfulness, then you had mind.

It is merely a matter of getting

something wrong, having a false belief.

We expect the star to look the same

even after we realize

that it is a faraway ball of flame

rather than a nearby hole,

no difference at all from the outside,

but all the difference in world from the inside.

*

Let’s focus on pains.

The more one tries to answer them

the more pointless they seem to become.

So the word pain

could have nothing to do with what pain means,

it is impossible for the skeptic to doubt

what he doubts without having some mistake.

Social practice again.

*

The gray-plaster temperament

of our bald-headed young Ph.D’s,

the moral to be drawn,

the metaphor is unpacked in this way.

Are you aware of these representations?

Froghood and greenness

is a compulsion to believe.

*

Naturalistic or historicist

when you understand the social justification.

Koala feel themselves white?

Hund is german for dog,

Robinson believes in God.

The fear of ghosts,

nothing sneaky is going on.

We can fasten with glad cries

upon a startled world,

pulses in the optic nerve

in terms of the consensum gentium,

the infinite regress argument.

*

How language works?

An oak is a tree

thing idea then word.

A voice in the conversation,

clumsy dialectical instrument,

nonfunctional beauty, This convergence

is an inevitable artifact of historiography,

a marriage function, serious worry

upon such hazardous matters.

It is the homely and shopworn sense

of true.

——

Giuseppe Cornacchia adapted these excerpts from Rorty in order to spread the poetry inside the thinker. See you, Richard. RIP.

13-14 / June / 2007 – http://www.nabanassar.com

Assunta Finiguerra

Assunta Finiguerra a Bari, marzo 2006
Assunta Finiguerra a Bari, marzo 2006

da Scurije, Lietocolle libri, 2005


Chi nasce già segnate da u destine
adda avé a che ffà sembe cu turmiende
da sole adda affrunduà tembeste e viénde
e ssope o cuarre i vinde fenì abbuole

Amelje e Anne, Marine e Ssilvje
quanne venghe preparateme nu liétte
nde pozze dorme tranguille e aspette
u juorne d’u giudizzje aunite a vvuje

da te Silvje surella mia de gògne
na chicchere m’è dà de latte càvede
e zzucchere de canne a cumeglià re ffalde
d’u spìrete ribbelle e crocia noste

Amelje Amelje febbrare curte e amare
grane de luglje t’ha favuciuate decise
apprùndeme na mande de narcise
e nu decotte de màleve p’a tosse

A tti Anne suduarje de re nnéglje
n’appse aggia cercà e nu quaderne
nde ije scrive ca u puassagge a l’Inferne
è cume chennòce sale cu nu mutidde

Figlje de mamma Russje, tu Marine
cirche pe mé a re stelle nu cuanneliére
e ndò squarce ormaje raspende d’u core
arde si ng’è angòre n’eche de vite

Chi nasce già segnata dal destino / sempre avrà a che fare con il tormento / da sola affronterà tempeste e venti / e sul carro dei vinti finirà il volo // Amelia e Anna, Marina e Sylvia / quando verrò preparatemi un letto / dove possa dormir tranquilla e aspetto / il giorno del giudizio insieme a voi // Da te Sylvia sorella mia di gogna / una chicchera vorrò di latte caldo / zucchero di canna a coprir le falde / dello spirito ribelle nostra croce // Amelia Amelia febbraro corto e amaro / grano di luglio ti falciò deciso / approntami una corte di narcisi / e un decotto di malva per la tosse // A te Anna sudario delle nebbie / un lapis chiederò e un quaderno / dov’io scriva che il passaggio all’Inferno / è come ingoiar sale con l’imbuto // Figlia di madre Russia, tu Marina / chiedi per me alle stelle un candelabro / e nello squarcio del cuore ormai scabro / brucia se c’è ancora eco di vita


http://www.nabanassar.com/scurfinig.html ,  10 dic 2005