
Dell’ultimo numero di “Nuova Prosa” (60/61) – clicca qui per acquistarla – la rivista diretta da Luigi Grazioli, ho consumato centonovantaquattro di trecentocinquantacinque pagine. Da Marco Codebò – un saggio su “Il sorriso dell’ignoto marinaio” di Vincenzo Consolo, diciassettesimo intervento secondo l’ordine alfabetico in copertina e all’interno – a Claudia Zunino, ventiseiesimo e ultimo scritto, il non ancora letto e il già letto altrove.
Esclusi Codebò, Facoetti (“Dialoghi con Leucò”: Cesare Pavese e il progetto della virilità) e Saletta (Il “corpo a corpo” con la parola di Pier Paolo Pasolini ed Elfriede Jelinek), tre saggi, il resto è rappresentato da recensioni per lo più dicevo già apparse su ‘doppiozero’, eccetto alcune di Giacomo Giossi e Isabella Mattazzi presentate rispettivamente su “Blow Up” e su “L’Indice”, e su “Il manifesto”, prima ancora che su ‘doppiozero’.
La rivista a garanzia delle patrie lettere – mai ci si stanchi di dirlo – ha stavolta provocato in me un attacco di pirotecnia aggettivale. Spesso condannato, l’aggettivo mi si è messo davanti timoroso e con le guance rosse, sono stato a sentirlo. Per ogni autore un botto unico.
Narrazioni
Camillo Acquilino, Baxeicò: tecnica
Gianni Agostinelli, Santo Spadoni beve succo di frutta corretto: esilarante
Giovanni De Feo, La testa sull’armadio: suggestiva
Vincenzo Estremo, La lezione prospettica della crocifissione di Masaccio: fuorifuoco
Luigi Grazioli, Luoghi chiusi: fetale
Danilo Laccetti, In lode di un colore. Piccolo omaggio flaianesco. Con ricordo altrui: estenuata
Francesco Lauretta, La vita raggiante: arraggiata
Giovanni Marchese, Fratelli per la pelle: pretenziosa
Francesca Matteoni, L’unico momento in cui eravamo soli: sfarfallante
Eliana Petrizzi, Due di quattro: sensualerotica
Piero Pieri, Nascita di un serial killer: amareggiata
Filippo Roncaccia, Un’altra meditazione: passatista
Giacomo Verri, Le tette di Claudia Schiffer: fuoritono
La Traduzione
Julien Green, Leviatano: centrale
Massimo Manghi, Una misteriosa traversata. In margine a Léviathan di Julien Green: puntuale
Saggi e recensioni
Marco Candida, Imperial Ellis (L’antisessualità): infantile (letto perché mi è parso più vicino alle Narrazioni che ai Saggi)
*
Se dovessi, in conclusione, esprimere una mia preferenza, direi Gianni Agostinelli, Santo Spadoni beve succo di frutta corretto. Mi ha fatto ridere, e non di lieve sbocco o scoppio, ma legato all’inciampo, al gesto goffo dei protagonisti a cui la prosa non presta il braccio, li fa rotolare anzichenò. Mi piacerebbe proporlo ai lettori di Nabanassar come anteprima del numero nuovo, chiederò ad autore e direttore.
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