Su una mostra non vista – Angelo Rendo

​[MILANO, Palazzo della Ragione 

WILLIAM KLEIN
Il mondo a modo suo

dal 17 giugno all’11 settembre 2016]

Mi rammarico di essermi perso questo pezzo ispirato ed esauriente di Silvia Mazzucchelli, apparso su Doppiozero il 19 agosto. Non conoscevo Klein, e, iniziata la lettura, pensavo fosse morto. A guardare un po’, la cifra predominante di questo fotografo pare essere quella dell’estemporaneità. Un uomo che racconta la fine del tempo, scatto dopo scatto, svelandolo, ‘rovinandolo’. E del caso coglie l’accidente, e contro la foto – e la fine che essa contiene – lavora senza freno, preferendo alla posa l’inseguimento. Come se la macchina fosse una pistola, non un oggetto da dotare ancora di senso.

Lettura dell’ultimo doppio numero di “Nuova Prosa” (60/61) – Angelo Rendo

Nuova Prosa 60/61

Dell’ultimo numero di “Nuova Prosa” (60/61) – clicca qui per acquistarla – la rivista diretta da Luigi Grazioli, ho consumato centonovantaquattro di trecentocinquantacinque pagine. Da Marco Codebò – un saggio su “Il sorriso dell’ignoto marinaio” di Vincenzo Consolo, diciassettesimo intervento secondo l’ordine alfabetico in copertina e all’interno – a Claudia Zunino, ventiseiesimo e ultimo scritto, il non ancora letto e il già letto altrove.

Esclusi Codebò, Facoetti (“Dialoghi con Leucò”: Cesare Pavese e il progetto della virilità) e Saletta (Il “corpo a corpo” con la parola di Pier Paolo Pasolini ed Elfriede Jelinek), tre saggi, il resto è rappresentato da recensioni per lo più dicevo già apparse su ‘doppiozero’, eccetto alcune di Giacomo Giossi e Isabella Mattazzi presentate rispettivamente su “Blow Up” e su “L’Indice”, e su “Il manifesto”, prima ancora che su ‘doppiozero’.

La rivista a garanzia delle patrie lettere – mai ci si stanchi di dirlo – ha stavolta provocato in me un attacco di pirotecnia aggettivale. Spesso condannato, l’aggettivo mi si è messo davanti timoroso e con le guance rosse, sono stato a sentirlo. Per ogni autore un botto unico.

Narrazioni

Camillo Acquilino, Baxeicò: tecnica

Gianni Agostinelli, Santo Spadoni beve succo di frutta corretto: esilarante

Giovanni De Feo, La testa sull’armadio: suggestiva

Vincenzo Estremo, La lezione prospettica della crocifissione di Masaccio: fuorifuoco

Luigi Grazioli, Luoghi chiusi: fetale

Danilo Laccetti, In lode di un colore. Piccolo omaggio flaianesco. Con ricordo altrui: estenuata

Francesco Lauretta, La vita raggiante: arraggiata

Giovanni Marchese, Fratelli per  la pelle: pretenziosa

Francesca Matteoni, L’unico momento in cui eravamo soli: sfarfallante

Eliana Petrizzi, Due di quattro: sensualerotica

Piero Pieri, Nascita di un serial killer: amareggiata

Filippo Roncaccia, Un’altra meditazione: passatista

Giacomo Verri, Le tette di Claudia Schiffer: fuoritono

La Traduzione

Julien Green, Leviatano: centrale

Massimo Manghi, Una misteriosa traversata. In margine a Léviathan di Julien Green: puntuale

Saggi e recensioni

Marco Candida, Imperial Ellis (L’antisessualità): infantile (letto perché mi è parso più vicino alle Narrazioni che ai Saggi)

*

Se dovessi, in conclusione, esprimere una mia preferenza, direi Gianni AgostinelliSanto Spadoni beve succo di frutta corretto. Mi ha fatto ridere, e non di lieve sbocco o scoppio, ma legato all’inciampo, al gesto goffo dei protagonisti a cui la prosa non presta il braccio, li fa rotolare anzichenò. Mi piacerebbe proporlo ai lettori di Nabanassar come anteprima del numero nuovo, chiederò ad autore e direttore.

“Paesi e città”, l’e-book di ‘Doppiozero’ a cura di Luigi Grazioli

“La libreria di doppiozero continua a crescere, con un nuovo titolo da scaricare e leggere su tablet o su carta, stampando il pdf.

Oggi vi proponiamo un volume a cura di Luigi Grazioli, Paesi e cittàQui il link per scaricarlo.

L’Italia raccontata attraverso i suoi paesi e le sue città. La raccolta degli scritti apparsi su doppiozero all’interno del dossier Unità e disunità d’Italia.” Tratto da http://www.doppiozero.com

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[Facendovi soci di “doppiozero” (10 euro il costo della card), potrete acquistare gli e-book doppiozeriani appunto e, inoltre, avere gratis – fra i tanti gratuiti disponibili – il volume caldo-caldo “Paesi e città”, a cura di Luigi Grazioli, sopra il link.

Siamo 102 i partecipanti: io ho scritto di Scicli, Francesco Lauretta di Ispica, Simona Castiglione di Catania, Angelo Orlando Meloni di Siracusa, per restare ai siciliani che conosco; poi ci sono Luigi Grazioli, Federico De Leonardis, Enrico De Vivo, Toni Fachini, Janis Joyce, Ivano Mugnaini, Anna Stefi: continentali amici facebookiani. Siamo tutti, spero, non siamo nessuno! AR]

Paesi e città, a cura di Luigi Grazioli
Paesi e città, a cura di Luigi Grazioli

Incontro a Marabà – di Julio Paredes Castro

[Tratto da Nuova Prosa 56/57 (Greco&Greco Editori) – numero monografico dal titolo “Periplo Colombiano. Arte, musica e narrativa per il nuovo millennio”, a cura di Federica Arnoldi e Fabio Rodríguez Amaya – presentiamo il racconto di Julio Paredes Castro (Bogotà, 1957). Ringraziamo Julio Paredes Castro, Luigi Grazioli, la redazione di “Nuova Prosa” e la Greco & Greco. Su “doppiozero” è possibile leggere tre microracconti di Miguel Falquez-Certain (“Racconti di Triacas”), sempre estratti dal numero in questione.]

julio paredes castro

A E.P. In memoriam

Machado osservò con un certo timore l’immenso cratere scavato nella terra. Calcolò che lo smisurato rettangolo che aveva di fronte, esaminato dalla cima di uno dei suoi margini, superava i trecento metri di profondità. Le pareti di quel caotico abisso non rispettavano nessuna simmetria e la lunghezza di quella più corta doveva superare i cento metri. Machado immaginò una specie di Torre di Babele rovesciata, dove coloro che rimuovevano le pietre e il fango erano impegnati a trovare il centro esatto dell’Inferno. Dal fondo saliva un suono indecifrabile, una mescolanza di rumori che non evocavano alcunché di familiare o di umano. Tuttavia, quell’insolito brusio, che per un momento Machado paragonò a un lamento funebre, era prodotto da circa cinquantamila uomini armati di picconi e badili, alcuni dei quali si arrampicavano con difficoltà lungo quelle che sembravano essere fragili scale di legno, ciascuno portando legato alla testa un piccolo sacco e tutti sorvegliati da un gran numero di guardie collocate in punti strategici. Nell’opacità di quel giorno caldo e umido, Machado riuscì soltanto a distinguere l’odore e il colore del fango.

Il sorvegliante, che aveva accompagnato Machado durante tutto il tragitto e che rimaneva immobile alle sue spalle con il fucile a ripetizione appoggiato a un ginocchio, gli aveva assicurato che quella che stavano osservando era la scala lungo la quale sarebbero saliti i colombiani. Secondo le statistiche ufficiali erano sette in tutta la miniera e soltanto pochi mesi prima avevano ottenuto la concessione che permetteva loro di esplorare lo stretto spazio di tre metri per quattro. Il settore da cui Machado seguiva sconcertato il muoversi lento di coloro che animavano il formicaio era uno dei meno congestionati, come se entro quello spazio la possibilità di imbattersi nella preziosa pepita d’oro fosse ancor più remota. Machado si accovacciò sul bordo, cercò di dominare il senso di vertigine e attese che uno qualsiasi dei colombiani apparisse alla cima della scala.

La está o colombiano – disse dopo circa mezz’ora il sorvegliante appoggiato alla scala.

Machado spense la sigaretta e si avvicinò all’uomo in uniforme. Sul fondo, dove iniziava la scala, si era formata una lunga fila di esseri coperti di fango che con lo sguardo rivolto a terra iniziavano la risalita. Mancava poco più di un’ora alle sei, quando la giornata di lavoro finiva, e in tutti gli angoli della miniera la febbrile attività era aumentata considerevolmente. Con un balzo il sorvegliante scese fino a un gradone irregolare di pietra che formava parte della voragine. Guardò per un istante Machado e con la mano libera sembrò fargli un cenno affinché osservasse il movimento lungo la scala. Nonostante il disordine e la sensazione di paralisi prodotta dall’insopportabile quantità di fango, i corpi che risalivano i fragili gradini procedevano con un ritmo sincronizzato e agile. Machado non distolse lo sguardo dai sacchi che erano legati alle fronti e che gravavano sulla schiena di ciascuno. La spropositata frenesia che incalzava questa specie unica di minatori sembrò a Machado la parodia di un mito antichissimo che, sebbene si svolgesse ai confini estremi di un mondo dimenticato, racchiudeva ancora il potere e la capacità di definire e spiegare il singolare destino degli uomini. Forse, immaginò Machado, anche suo fratello era giunto fino ai margini di questo inspiegabile abisso per comprendere la stessa cosa.

Nuova Prosa 56/57
Nuova Prosa 56/57

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Raccontiamo insieme le fontanelle d’Italia – di Toni Fachini

In occasione dei referendum del 12 e 13 giugno, doppiozero partecipa con entusiasmo alla campagna in favore dell’acqua pubblica invitando i lettori a inviare un testo che racconti di una fontanella pubblica che sta loro a cuore in territorio italiano.

Fontanelle scelte come simbolo di vita, d’accoglienza, di pulizia e freschezza, fontanelle come piccoli scrigni di storia, di ricordi.
Se l’acqua fosse privatizzata, cosa ne sarebbe di loro?
Ci interessano anche le fontanelle lasciate asciutte così come quelle che non ci sono più, sorgenti sepolte sotto colate di cemento.

Come partecipare

Spedite racconti, disegni, foto, audio e video all’indirizzo fontanelle@doppiozero.com
Sono benvenuti foto, disegni o brevi filmati delle fontanelle di cui si racconta. Date indicazioni dettagliate sulla collocazione della fontanella (paese, città, strada, piazza, territorio).
I testi non devono superare le 2000 battute.

[tratto da http://www.doppiozero.com/materiali/acqua-pubblica/raccontiamo-insieme-le-fontanelle-d%E2%80%99italia ]

E’ in rete ‘doppiozero’!

[E’ online da ieri “doppiozero”, un luogo trasversale a radici fascicolate, a cura di Marco Belpoliti e Stefano Chiodi. Sotto le istruzioni per l’uso, tratte direttamente dal sito.

Potete leggere un pezzo di Luigi Grazioli, di Ivan Baio con Angelo Orlando Meloni, del sottoscritto e di Francesco Lauretta. A. R.]

doppiozero: istruzioni per l’uso

Tutte le esperienze di produzione e informazione culturale si stanno ormai affacciando in rete e l’utopia di un sapere diffuso, accessibile a tutti, sembra non esser mai stata così vicina a realizzarsi. Un anno fa ci siamo messi intorno a un tavolo con quest’idea in testa: trovare un modo nuovo per produrre e pubblicare (nel senso di rendere pubblica) cultura in rete con uno sguardo più lungo e più lento, capace di interpretare la contemporaneità, di mostrarla come un campo dove non conta solo il libro, l’immagine o il personaggio del momento ma in cui risuona la memoria e germoglia il futuro. Stimolare riflessioni, discussioni, partecipazione: questi i nostri punti di partenza. E soprattutto, formulare nuove domande e cercare nuove risposte per sollevare la temperatura culturale del nostro paese, per cercare di capire chi siamo e dove andiamo.

E così eccoci qui, con qualcosa che è allo stesso tempo un esperimento, un passo avanti e una prova: una versione beta, come si dice sul web. Che tradotto significa: ciò che vedete è solo una piccola parte di quello che abbiamo in mente.

doppiozero esplora la contemporaneità attraverso dossierrubricheinterviste, immagini, saggi: si spinge all’indietro, alle radici della nostra identità nazionale, studia il paesaggio urbano, raccoglie testi dimenticati e ne sollecita di nuovi, invita a viaggiare nel tempo e nello spazio. E lo fa pubblicando testi brevi e interi libri, blog d’autore e polemiche, fedele alla sua  impostazione non profit, perché la cultura sia davvero uno spazio di sperimentazione, di rischio, di condivisione.

doppiozero è un progetto editoriale, un luogo di incontro, una biblioteca e un archivio. Un luogo dove fare scoperte, approfondire questioni, incontrare scrittori, artisti, critici, poeti. Dove costruire insieme una comunità di lettori. Speriamo ci seguiate in questa avventura.