Ora il pensiero si ammorba, niente è la partenza in nessun ritorno, ma la gioia nel bambino è follia; il gioco adesso perché monti l’entusiasmo e si scordi il pensiero. Come parla la gente? non c’e’ lingua approntabile, il gusto di una monotona chiarezza balbetterà un avvio, in controtempo. Avvio di un viaggio senza scopo, senza ritmo il cammino, brandelli retorici e lingua luogo comune, tic ridotto all’osso. Le faccende son desideri, l’implosione del proprio raggiro, e le risa masturbazione. I volti del sangue non piangono, non ribolle il peccato, ma uno sdegno solido che ondeggia come un culo. In genere i generi, paletti di un mondo che fu lo stile, lo stivale, il mortaretto tutto italico che fuma nell’indistinzione della sua parte di terra. Le distinzioni e l’uniformità’ sono puntini di sospensione che aprono una nuova libertà. Nuovo nulla che desidera un altro immaginario ché la forza del vedere ha soppiantato la dai pochi rimpianta immaginazione. Passo su passo il breve tempo di un respiro, anche meno, nanosecondi miliardi d’anni, universi in un guscio di noce… tutto passa su anime grezzamente terse, sui tuoi piedi silvani e i suoi occhi di pietra, sulle ciocche terrestri e gli spazi minerali, sui buchi neri e le nuove dimensioni, sul tragitto magnetico dei pianeti, sui binari tracciati da forze inaccessibili ai linguaggi, sulle tracce dei padri orme pseudo-magne.
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