AUGURI DI NATALE (Delle due storielle, una, bisogna chiuderla!) – Angelo Rendo

Ogni anno, la vigilia di Natale, non manca mai di venirmi a trovare. Si gasa. Lo gaso. Certo, lui non me lo può dire il motivo – lo derubrichiamo fra gli atti di estrema educazione – ma è chiaro che venga per porgermi le gote rosse pregne di pino silvestre. E io, ogni anno, ricambio la gentilezza, anzi, lascio che per l’intera giornata il suo ricordo silvestre mi assedi le nari e riempia il cuore.

La seconda, non merita neanche di esser chiusa, ora che ci penso, è una maglia aperta, l’unica, di poco più di due chilometri nel tratto di costa che mi riguarda lungo quasi venti. Da Donnalucata a Plaja Grande. Un’entrata nella luce marina: scavalchi il guard rail e ti mangia il mare. Lo bevi. Una ferita benefica. Che solo accoglie. Invita ad entrare e uscire senza requie.

Le “fumarole” di Plaja Grande – Angelo Rendo

Dietro il bunker di servizio, dove scrivo, a cinque metri, ci sono le serre. Siamo a Plaja Grande, a due chilometri e mezzo da Donnalucata, in antico contrada Piano Grande, ultima plaga del territorio costiero di Scicli, ad Ovest.

Sulla provinciale Donnalucata – Marina di Ragusa – dove appunto lavoro – e su per incroci e crocicchi che dalla provinciale diramano, e ancora oltre fino ai Macconi, fino a Marina di Acate, ad Ovest, e fino a Pachino, ad Est, la cosiddetta fascia trasformata, il paesaggio è sequestrato dalle serre. E da chi ci vive.

Capita che, come oggi alle 17:00, a circa trecentometri da qui, in barba a ogni regolamento, si dia fuoco alle piante di pomodoro estirpate, che si celebrino le velenifere “fumarole”.
Le piante – tra l’altro ancora umide per via delle piogge – allungheranno il fastidio per chi nei pressi vive. E a seconda dei venti di ponente o tramontana, a seconda del loro indugiare o del loro risvegliarsi, le nebbie, il fumo, il tosco prenderanno forma.

Nessuno vigila. E nessuno – o pochi – conferisce questi rifiuti speciali. Brucia. E fa bruciare gli occhi, la bocca dello stomaco. Porta la nausea, eleva lo stordimento a fase rituale ultima. Nessuno.

Scomparse – Angelo Rendo

A Scicli, ieri, nel tardo pomeriggio, una vecchina, nello spazio affissioni di Via Galliano – l’ampio slargo che dà aria al Corso Garibaldi e riannoda al centro tramite via Bixio – armeggiava con una fotocamerina dinanzi a una carta da morto, cercava di metterla a fuoco. Indugio con la macchina, fino a che non vedo la sua veste farsi nera e fumare dall’orlo inferiore. Ora. A Plaja Grande, al bar Fidone, da questa parte, avvisto una donna. Passo dall’altra parte. Assai chiomata, chiusa dentro occhiali scuri, rifatte le labbra, rifatto il seno, prorompente, slanciata, con tacchi e risibile pareo. Nuda, all’in piedi, all’ingresso. E uno sciame di api liberamente si avventa. Non si può guardare. Assisto alla suzione del cadavere.

Plaja Grande, Scicli, Scempio – Angelo Rendo


Vogliamo vedere il mare, la natura non può ostare alla nostra sete di aria, di bellezza; e temiamo anche l’intrico. Disboschiamo. Questo è avvenuto a Plaja Grande. Un timido boschetto d’eucalipti è stato in una parte –  per una ventina di metri – spianato e più avanti – sempre sul lungomare – ha subito un assai sostanzioso taglio. 
Il primo uomo avrà dato coraggio al secondo, che si è concesso però una certa e ipocrita pelosa misura. Ora, gli affacci sul mare di due ville mirano all’infinito: un acquitrino che chiama a sé uragani.