UN INCHINO – Angelo Rendo

Arriva suonando il clacson, si ferma davanti alla porta, grida scomposto Un’e reci*! Sono di spalle, mi giro, lo guardo come non lo vedessi e gli chiedo “Quantu? Una ‘i ‘nchilu??”, trasformando in domanda l’esclamazione, senza dubbio disturbata, Una ‘i ‘nchilu, che camuffa e deturpa il ben più cerimonioso Un inchino, e stabilisce un nesso fra il chilo, il poco peso tributato ad una persona al posto dell’inchino, e il chino, il pieno. Contro il vuoto che avanza. Ribadisce No, una ‘i reci.

*Una bombola da 10 kg

Credits: Dario Vanasia mi ha sciolto ogni dubbio sull’origine della paronomasia (un’e ‘nchilu/un inchino); per ciò lo ringrazio.

Pompe di mondo* – Angelo Rendo

Di questo coetaneo – ora approdato a Mondadori – ho recensito – su sua esplicita richiesta – tre libri. Di poesia.

Le prime due volte mi mandò il pdf del libro. La terza pretesi il cartaceo, nonostante avesse prima tentato, e di nuovo, di rifilarmene un altro, di pdf. E via!

Stavolta ha prodotto un romanzo. E, contestualmente, un sito. Delle mie due letture una sola, la più lusinghiera, vi appare. Delle altre due non v’è traccia. Le più controverse.

Così passa il mondo. Al minimo. E di fretta.

Se mi legge, o se qualcuno lo fa per lui, ricordo non gradiva Facebook – ma, a ben pensarci, tanto, questa pompa finirà anche sul blog, dal quale credo invece passi di tanto in tanto – gli dica che aspetto il quarto. Senza pompa. Lo recensirò bene. Prepari una seconda urna per me sul sito, due mancandone.

*Devo questa espressione (“Pompi ri munnu”) a Dario Vanasia, il quale la mutuò dal nonno; grazie a lui e al defunto nonno. Ogni pompa arriva al mondo senza volerlo, tende a gonfiarsi, procede, avanza, quindi scompare. Inezie. Io, tu e tutti.

Ode a lato #2 – “Wittgenstein” di Jarman per fiori e lacerti – Dario Vanasia e Angelo Rendo

Partiamo da questa affermazione di Wittgenstein in punto di morte: “Mi sarebbe piaciuto scrivere un libro di filosofia fatto solo da scherzi, ma non ho humour.”. E qui rimaniamo per un po’, il tempo di “degenerare dal genere”, macro e micro, iconoclasta e fatalmente intellettuale. Concetti percepiti solo nel novero dell’intellettualità che l’estemporaneo annichilisce. In sette, otto puntate – a cura di Dario Vanasia e Angelo Rendo – riproporremo per lacerti e fiori “Wittgenstein”, film di Derek Jarman del 1993. Una rilettura lirica laterale.

Ode a lato #0 – “Wittgenstein” di Jarman per fiori e lacerti – Dario Vanasia e Angelo Rendo

Partiamo da questa affermazione di Wittgenstein in punto di morte: “Mi sarebbe piaciuto scrivere un libro di filosofia fatto solo da scherzi, ma non ho humour.”. E qui rimaniamo per un po’, il tempo di degenerare dal genere, macro e micro, iconoclasta e fatalmente intellettuale. Concetti percepiti solo nel novero dell’intellettualità che l’estemporaneo annichilisce. In sette, otto puntate – a cura di Dario Vanasia e Angelo Rendo – riproporremo per lacerti e fiori “Wittgenstein”, film di Derek Jarman del 1993. Una rilettura lirica laterale.

Su e per ABBITATTSTAIL / n°1 OVER/TUR di John Cascone e Dario Vanasia – Angelo Rendo

balcone caggia

La città protagonista di questi tagli da Google Maps è Gela. Bisognava aprire “Abbitatstail” col botto (OVER/TUR, prima parte del progetto di John Cascone e Dario Vanasia) e cercare un modello di sana e robusta costituzione, affermato e di fama consolidata. Una lingua franca. A Modica, al C.O.C.A. (archivio biblioteca arti contemporanee), Corso Umberto I n. 420, domani, venerdì 1 novembre la prima azione.

Smisuratezza, verticalità per nulla dirimenti il conflitto tra padri e figli, mancanza di piano, sfalsamenti e falsari, fiancate nude, muri carichi di coltri, aperture e chiusure intercambiabili, in agguato, garage cuore di casa, appropriazioni indebite di suolo pubblico, spudoratezze fognarie, coperture da stabulazione, merlature: i linguaggi dell’alienazione.

Il piano regolatore gelese risale al 2010; atteso dal 1968.

Il supposto potere accentratorio che la periferia eserciterebbe sul centro è vuoto concetto, riempiendo il quale, crollerà ogni costruzione di senso, e lo spontaneismo fungino del blocchetto rientrerà nei ranghi donde è venuto. Le grandi soluzioni artistiche non passano per un sottovuoto praticato in presenza d’aria ma sono lo stretto foro della regola. Qui, a Gela, o laddove la libertà di parlare (costruire) a vanvera è data/fu data, al massimo, v’è un caos applicato, funzionale a tratti, solo a tratti irreale. Perciò cosa, lurida cosa senza essente.

chiamate

John Cascone
Nato a Cheltenham (UK) nel 1976. Artista visivo e sonoro, performer e videomaker. Si è laureato nel 2004 in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Pisa. Dal 1999 è stato fondatore e collaboratore di diversi gruppi multidisciplinari (Formiche Elettriche, VOI, Città del Maiale Nero, EX, CARGO CULT). Dal 2010 al 2011 è stato assistente di Cesare Pietroiusti. La sua ricerca si è concentrata sullo studio del rapporto tra immagine-tempo-materia. Vive e lavora a Roma.

Dario Vanasia
Nato a Scicli (RG) nel 1982. Artista visivo, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Ragusa e di Bologna, dal 2007 ha condotto ricerche e azioni sulla produzione e la comunicazione dell’immaginario come fenomeno sociale (dalla strada ai social network), avvalendosi spesso dell’interazione con vari artisti, operatori culturali e il pubblico. Vive a Scicli.