Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XXIV) 101 (da Emily Dickinson)

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

101 (da Emily Dickinson)

Davvero esiste “Mattino”?
C’è e cosa è “Giorno”?
Che possa vederlo dalle montagne
Fossi alta quanto loro?

Ha piedi come ninfee?
Piume come gli uccelli?
Giunge da paesi famosi
A me sconosciuti?

Un erudito! Un marinaio!
Un saggio dal cielo!
Dire alla mite pellegrina
Da dove spunti “Mattino”.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XXIII) Assegnamento per copia

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

ASSEGNAMENTO PER COPIA

template<class sex>
stack<sex>&
stack<sex>::operator=( const stack<sex>& other )
{
if( this != &other )
{
sex* body_new = NewCopy( other.body,
other.bodysize_,
other.bodysize_ );
delete[ ] body_; // non puoi sollevare eccezioni
body_ = body_new; // ne prende le proprietà
bodysize_ = bodysize_new;
}
body_[ bodyused_ ] = consumed;
++bodyused;
}

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XXII) Sestina lirica anomala

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

SESTINA LIRICA ANOMALA

Forse un giorno vorrai amarmi, Giulia,
col trasporto di chi si sente bella
e vezzeggiata, non da bambolina
che sa tremare ancora a dirmi:”Beppe,
sì, sebbene tu sia sì tanto brutto
che non so farti più sciocco o testone.”

L’aspetto quel momento, io, testone
a cui si smuove il sangue a dire: “Giulia,
non è che poi io sia sì tanto brutto,
ma messo accanto a te che sei sì bella…”
(vorrei tener a mente d’esser Beppe,
ingrata attesa d’ogni bambolina)

Ché se mi vedi troppo spesso in bambola,
accipigliato a guisa d’un muflone,
dovresti aver pazienza e farmi:”Beppe,
ma che tu c’hai da farmi strega Giulia
e non riuscire a dirmi che bellina?
Non è che poi ci sia tanto costrutto…”

Non era un gioco il pasticciaccio brutto
in cui finii credendo bambolina
una tal tipa stronza quanto bella,
tanto stronza da farmi non testone
a sufficienza per bramare Giulia
in dignità e volerla mia, di Beppe.

In verità, avesse detto: “Beppe,
non è che poi tu sia sì tanto brutto
da non poter pensar d’avere Giulia,
è solo che a farmi bambolina
facesti un grosso errore, tu, testone,
o credi ch’io sia scema quanto bella?”

Avrei risposto:”Tu sei tanto bella
d’aver sottratto senno e cuore al Beppe,
l’hai ridotto a serafico testone
e te la ridi; se vedessi il brutto
andazzo in cui è perso, bambolina,
daresti un bacio, diresti: T’amo. Tua Giulia.”

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XXI) Mi piace giocare

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

MI PIACE GIOCARE

Non è comunque vero
qualsiasi cosa dica
un punto di vista non mio
le parole che non associo al viso
chiamato un tempo, che amavo.

*

Mi piace giocare
e sempre m’innamoro
di nuovo. Di te.
Io sono una farfalla
non leggiadra
un po’ sgraziata
non vedo da un occhio
e sono sfortunata.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XX) Non ho più forza

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

NON HO PIÙ FORZA

Non c’è più fremito in questi versi,
né qualche ipotesi d’incantamento.
quinari strambi, rime sberciate, didascalia;
vorrei astrarmi.
Ti sto espiantando dalle duecentosei ossa
una per una,
una vita alla volta,
e ogni osso chiama vita
ancora una volta, due, quattro,
sedici, duecentocinquantasei,
sessantacinquemilacinquecentotrentasei.
Non ho più forza.
Non ho più forza.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XIX) Cos’è questa voce

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

COS’È QUESTA VOCE

… cos’è questa voce che dite
io ho. Non sento, non l’ho.
Questo corpo nel quale mi sistemi.
Dulcinea!
Di te mi resta il nome e dunque l’ho.
Non sbatte porte eppure vive,
mi spinge a uscire,
costringe al passo membra stanche
ma stanco non sono, corpo non ho
non sono chi dici io sia.
Dulcinea. Non posso vivere
ma detto a tuo padre, a tua madre, ai tuoi amici,
sarete gli stessi con me?
Non importa, cosa vuoi che m’importi…

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XVIII) Anatema

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

ANATEMA

Anatema iettaris in catacumene
e suo fratello U.E.D.A. (vaccarella)
ignoti alle cantine, scavalcavano
recinzioni, cancelli, per giocare a pallamuro
e fare le olimpiadi: cinque alberi,
sette alberi, lancio della pietra,
cento metri, salto in lungo, giro
della pista. Organizzava U.E.D.A.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XVII) Verde

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

VERDE

Pianeta, paradiso delle piante,
Isola del Profondo; non c’è Uno
ma un unico vettore mentale
secerne la sostanza. Questa tende
ad infiorare giallo rosa in spore
che vivono d’azoto.
Il fungo vive e sente, sta aspettando
di farsi massa critica
e dirsi senso. Non sarà nemico.
Con fili delicati
intessiamo la rete
che scaldi l’anima.

Nella grande comune del Pianeta
un altissimo bianco pino
è la nostra promessa
non ripetere la tragedia della Terra.
Orfani tra gli eoni
alziamo fiamme al cielo
per alimentarne le colonie.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XVI) Aladar

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

ALADAR

Mamma, vorrei andare nello spazio
ma non posso. Io devo lavorare.
Mi piacerebbe farti ridere, però.

*

Da bambino guardavo i Mezil,
un tale con la gomma sotto il letto
ci faceva un pallone interstellare.
Poi s’è visto: io ero Marcovaldo.

*

Come Dio mi vuole non sono un giglio
nemmeno la gramigna.
Io scrivo queste righe per mio figlio
gliene darò poco a poco
quando avrà la mia stessa età.

*

Lavoro e non sono felice ma lavoro
senza che sia rappresentato.
Non sono triste. Penso che sia giusto
e comunque una vita
sapersela creare.

*

Cerco di tenermi informato
vado al cinema. Di nascosto
nella sala illuminata io scompaio.

*

A volte vorrei farlo
il Tuo nome ma non so più che cosa sei
e non capisco perché debba chiedermelo
io io io.

*

È stato un buon pranzo. Mia suocera
cercava di farmi del male quando ancora
non andavo a lavorare. Un giorno
mi sono presentato con due sporte
di maiale e col lardo
abbiamo familiarizzato.

*

Della forma che solleva un lavoro
di penna estesamente razionale
e non nasconde all’ombra di una torma
l’equità della tristezza
perché pensare stanca,
ha fatto bene a lasciare il partito.

*

No, non dovevi proprio andare di settembre
perché ci sono nato. È la mia oasi,
credo. Senti, facciamo pace
finché non ti rivedo.

*

Il viaggio in treno per andare in masseria
ogni domenica mattina. Vado in chiesa
mi sento come se
partecipassi dei fratelli
pur senza stare insieme.

*

Dei miei due fratelli apprezzo la viva
flagranza di esistenza. Pur se nobili
(e monchi a loro modo)
almeno sono
mentre io spesso inconsistente.

*

Sarò breve. Non chiamo per scampare dei guai
non ho una fede e non illudo,
se a qualcuno piacesse la mia vita
non lo invidio. Però volesse scrivermi
un pensiero, l’avrei caro
potendo riguardare e ricordare.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474