Parla senza nessuno di mezzo, racconta un azzardo: distesa di niente, cosa, sconfinato deserto bianco, cavolo, ma quale opalino cavolo! Tira fuori il sortilegio: fine delle lettere. O del numero vendicatore, distruttore di mondo e mondano credersi libero nella regola, prece e parola, parla.
Una società di modelli, ossificati e colti, impuberi e putrescenti, e allora?
Quandanche volessi dire del mio azzardo, se così lo chiamassi, svanirebbe quel che non so, il nome che mi avete dato e la sostanza aggettivale che copre lo scritto di chiunque questa voce intraprenda a scrivere.
E se proprio devo dirla a metà, dovrò dire che del colpo di dado si dada alla meta.