Mese: ottobre 2012
“Dichiarazione di dubbio” – Federico De Leonardis
In forma di manifesto
Dichiarazione di dubbio
Distinguo
Prima di tutto devo dubitare dei pittori che scrivono (di me stesso quindi, in questo momento). Perché scrivono? Sono ridicoli, sembrano sassi erratici, pietre di Bismantova cadute in mezzo alla pianura da chissà quale asteroide. Ma questa diffidenza verso chi decide di esprimersi con la penna, anche con la penna, quando ha sempre fatto un altro mestiere, è passatista, medioevale: fantasmi solo miei. Anche Lotto, anzi già Lotto leggeva Marco Aurelio e scriveva li Cunti e dopo di lui, ma anche prima di lui, diciamo dopo che l’umanesimo aveva nobilitato la figura di quelli che si sporcano le mani, è stato sempre più frequente e alla fine d’obbligo il pagamento d’un pegno: in segno di riconoscenza per tanta emancipazione.
Ma ora scrivere è diventato addirittura un segno di riconoscimento: un biglietto d’ingresso.
Per la Gheenna mercantile, direbbe Murphy.
Anche in questo Lotto si è dimostrato uno di noi: ha pagato il pegno senza essere nobilitato.
Non è solo per poter entrare anch’io che continuo, sia pure sospettoso e autosospettoso: dove vanno a finire queste pietre erratiche, cioè cos’è questa piatta pianura di questo pianeta qui, quello in cui vanno a finire?
Quelli che voglio provocare perché mi diano una mano la conoscono benissimo. Ma spero che tutto questo capiti nelle mani anche di qualche bambino, qualche ingenuo che conservi ancora un po’ di spazio per sognare. Il cosiddetto “mondo dell’arte” è prima di tutto qualcosa di favoloso, il luogo del bello, una specie di spiaggia ancora naturale. Ed è così: nel mio piccolo lo posso confermare. Penso che le cose andranno proprio male quando non ci sarà più nessuno che lo crede. Il cielo in un cavedio è bellissimo, basta che un solo uccello ci voli dentro. Certo, qui volano anche fucilate; sparano infatti, sparano che l’arte è morta, che nessuno conosce il linguaggio per la nuova cultura tecnologica, che siamo tutti sordi muti e ciechi. E sono i professori a farlo, il meglio dei professori.
Ma l’ultima cosa che vuol essere questo piccolo scritto è uno sfogo di rabbia. Sul tavolo del mio studio c’è una pallina nera di gomma, anzi un cilindretto non più grande di qualche millimetro; su questo stesso tavolo sono passate e ho buttato via milioni di cose; non capisco come mai quel cilindretto, che non serve a niente e non so nemmeno cosa sia, stia sempre là.
Non basta? Lo spiegherò in altro modo. Un vecchio poeta, un tedesco, anzi per la verità un praghese (quanti praghesi!) aveva scritto anche storie per bambini: ce n’era una intitolata: “Un’associazione nata per un sentito bisogno”.
Non c’entra? Allora diciamo che aveva inventato degli occhiali. Scriveva: “Magico potere di una piccola luna” e riusciva a vedere in una stanza buia. Non credo che pensasse alle astronavi, perché conosceva Orazio: quid sit futurum cras, nisi quaerere, che tradotto in italiano vuol dire: il mio futuro (futurum cras) al massimo sono (sit) i miei figli, usciti da quella macchina strana che è la donna che me li ha fatti: alta tecnologia (nisi quaerere).
Qualcuno dice (continuano a sparare): dopo l’Uccello (non quello del cavedio), il Piero, Tiziano e forse Van Gogh, ci sono solo io. No, non qualcuno; sono in tanti a dirlo e possono avere ragione tutti: in arte non si applica la matematica e di dissacrazione si sente sempre tanto bisogno. Non appena scoperta e riconosciuta, l’arte diventa sacra; anche quella recente.
Anche quella di oggi.
La chiesa dell’arte è stata definita, se non ricordo male, come la progressiva stratificazione delle eresie. Ho preso gli occhiali per la luna e ho guardato nel cavedio quel quadrato in alto: stanotte niente luna; ma c’erano le stelle cadenti: è estate. Ho pensato: che cosa vorrà dire stratificazione?
Ma basta con i resoconti, con i bambini. Devo procedere con la provocazione. Allora farò la mia dichiarazione. Continua a leggere
Tre settimane di poesia nei lit-blog italiani (XI)
Vincenzo D’Alessio: dettato elementare, socialmente e sociologicamente non minoritario al Sud (2 Ott 2012, farapoesia, http://farapoesia.blogspot.it/2012/10/su-la-valigia-del-meridionale-e-altri.html)
Stefano Dal Bianco: dettato compunto, socialmente e sociologicamente non minoritario al Nord (4 Ott 2012, le parole e le cose, http://www.leparoleelecose.it/?p=6897)
Natalia Castaldi: versi centrifughi e irrisolti, sostanzialmente lirici (5 Ott 2012, Poetarum Silva, http://poetarumsilva.wordpress.com/2012/10/05/breviario-inediti/)
Teresa Ferri: misura adeguata ad un registro semplice e sorvegliato ma solare (6 Ott 2012, Imperfetta Ellisse, http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/622-Teresa-Ferri-Precipizi-di-luce.html)
Luciano Nota: misura adeguata ad un registro ironico e sorvegliato ma solare (9 Ott 2012, moltinpoesia, http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/10/luciano-nota-poesie-da-tra-cielo-e-volto.html)
Vittorio Reta: poetare di quarant’anni fa che non sfigura nel contemporaneo (9 Ott 2012, Poetarum Silva, http://poetarumsilva.wordpress.com/2012/10/09/da-visas-e-altre-poesie-di-vittorio-reta-1947-1977/)
Alberto Cellotto: postura attonita in un paesaggio emozionalmente vivido (10 Ott 2012, moltinpoesia, http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/10/giorgio-linguaglossa-su-pertiche-di.html)
Sebastiano Aderno’: tensioni testamentarie con brulli effetti di sovraccalco (11 Ott 2012, Compitu re vivi, http://miolive.wordpress.com/2012/10/11/anticipazioni-sebastiano-aderno-ossa-per-sete/)
Franca Mancinelli: dispositivi testuali antisettici per sur-suturare il disordine (18 Ott 2012, le parole e le cose, http://www.leparoleelecose.it/?p=7088)
Simeone il Nuovo Teologo: “Uno meno uno” (trad. Angelo Rendo)
ἁγία κοινωνία
Ὁ γὰρ ἀπρόσιτος Λόγος, ὁ ἄρτος ὁ ἐκ τοῦ οὐρανοῦ
καταβαίνων, οὐ περιλαμβάνεται αἰσθητῶς, ἀλλὰ
συμπεριλαμβάνει μᾶλλον αὐτὸς καὶ ἅπτεται καὶ
ἀσυγχύτως ἑνοῦται τοῖς ἀξίοις καὶ καλῶς
εὐτρεπισμένοις πρὸς ὑποδοχὴν τὴν αὐτοῦ.
*
Uno meno uno
E l’inaddentrabile parola dal cielo
scende non presa nel senso
circonda e tocca distinta. Una
con le degnità e bene
pronti ad accoglierla.
(trad. A. Rendo)
Appunti dal buon senso senza senso (14) – Angelo Rendo
Giacomo Sartori (http://www.nazioneindiana.com/2012/10/04/nuovi-autismi-26-la-stupidita-degli-scrittori/#comment-196143) nel suo ultimo commento a questo post se la prende con gli scrittori schifosi.
Io sono uno scrittore schifoso. Io monologo e pretendo che gli altri mi diano retta e mi facciano dei complimenti e magari mi diano anche dei soldi. Inevitabile: scrittore sfrenatamente egotico sono. Problemi?? Lasciatemi cantare!
Io, ma dico io io; io, non so, io non so se sono uno schifoso egotico, e non lo so? Nessuno lo sa, qualcuno lo sa? Faccio tanto per dire, ma non scherzo, o forse è vero che soffro e non lo so, brucio e Sartori lo sa. Lo sa, Sartori? Ma brucio o son spento, veglio, dormo o son sveglio.
Qui (http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/10/per-approfondire-gli-spunti-di.html?showComment=1349895114619#comment-c5695633870959078336) Ennio Abate – che saluto caramente e ringrazio – riporta uno stralcio di intervista a Roberto Roversi. Pare che gli amici intellettuali, gli amici scrittori che andavano a trovarlo, mai si siano azzardati a comprare un volume in vendita nella sua libreria. Lo accettavano solo se regalato.
Di libri regalati in casa ne conto circa una decina, di miei mandati in giro una ventina. Quelli che mi piacciono li compro. Col circoletto dopolavoristico – non certo assiduo frequentatore – ho chiuso, non ho mai cominciato.
Però, sarebbe bello che qualche critico sano, sanosano ci comprasse, comprasse noi superpotenti per dirci impotenti e gli impotenti per dirli superpotenti. E’ questa che noi vogliamo, la loro onnipotenza! In questo mondo di fedi così larghe, per dare senso alla loro professione, alla loro onorabilità, alla loro sacranda lealtà, lo facciano, ci comprino, lo facciano non per noi, ma per loro, per una forma d’ordine mai evolutasi che tanto il mondo agogna. Ché noi scherziamo.
P. s. Giusto per dare merito e riconoscenza e continuare con lo spam, ché se non ci pensiamo noi, nessuno ci pensa, ingiustamente, leggo la prosa breve d’apertura de “La superpotenza” dal titolo I modi, già comparsa insieme ad altre sul numero 55 di “Nuova Prosa” (http://www.grecoegrecoeditori.it/libro.php?libro=459). E sempre grazie a Luigi Grazioli, galantuomo.
Ecco il video:
Appunti dal buon senso senza senso (13) – Angelo Rendo
Stanno tutti chiusi nel rimbozzolo, perdendo schiere di pelle e cenci portando in spalla. Non odo nessuno, non grida, la bomba la bomba… e sotterra? Focolai: rovine, ciottoli in gola, sabbia dentro le orbite cavate. La voce disturbata, il piglio tracotante del silenzio, la parola irrompe e rende muti. Baccalà!