“Il… agosto sono trascorsi 50 anni dalla dipartita della mia adorata Mamma.
Donna di eletta virtù, BUONA, LABORIOSA, UMILE, AFFETTUOSA, ALTRUISTA, MODESTA.
Come figlio molto adulto non posso non ricordare la sua grande umiltà, per mezzo della quale mi ha fatto conoscere il vero ORGOGLIO che mi ha fatto diventare un VERO GALANTUOMO.
Anche soffrendo non poco, con i grandi valori morali che mi ha inculcato, cerco di trovare la forza per superare le cattiverie di cui si è impregnata profondamente la società odierna.
Nonostante sono trascorsi 50 anni, tutti i pensieri e le azioni che mi ha inculcato la mia Mamma, mi fanno sentire un UOMO FORTE, SERIO e LEALE.
GRAZIE DONNA SPECIALE per quanto mi hai insegnato.
Tuo figlio e gli adorati nipoti.”
Qualche giorno fa, questa ‘carta’ è apparsa in diversi spazi d’affissione a Scicli.
Se mi consegno a uno spazio listato a lutto e mi tuffo a peso morto, non c’è dubbio che sono perso alla vita dalla nascita. Un prigione. Posso essere io il perso, il prigione, o può essere l’autore del necrologio, o Cortázar, Charlie Parker o tutti quelli che da un bar sono passati e passano possono essere i prigioni, i persi.
Ma come si fa a scrivere un necrologio? Un cadavere, spento da cinquanta anni, non può riattizzarsi impunemente. Cosa si paga? E a chi? A chi si parla? Il necrologio ha da mantenersi freddo, rigido, equilibrato, deve non dire. Invece, è proprio quando splende il comico, e fa i suoi gargarismi, che si manifestano le donne speciali, i figli orgogliosi, leali, forti. I galantuomini.
Cortázar, che da un necrologio parte per ‘disegnare’ Charlie Parker ne “Il persecutore”, dimostra che basta niente; e che dietro alle ragioni vi è sempre un ossesso, un galantuomo; cancella, infatti, le fantasime e detta il tempo che manca.
Cortázar, sì, lui, ha un occhio da una parte uno dall’altra l’altro ancora. La paternità ha segnali propri, e lustrini, baffi o barba. Se smette di conoscere, diventa diffidente; fa tanto per te, diventa patria; se guarda e aspetta, il tempo di mettere insieme
Bar Fidone, ieri sera, Plaja Grande. I flipper ci sono, il juke box manca. I gelati e le granite di Adriana. Alcuni partono, altri restano. Prodi presentava a Scicli il suo piano inclinato. La musica arriva, inattesa, da una sfera smeraldina, il cui brusio limita le bolle dell’autorità, gli scoppi e i rombi dell’alta cilindrata.
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