Notizie da Atene – Angelo Rendo

Circola da stamattina su Facebook questa foto proveniente da Atene. E l’inferenza analogica lavora non cheta cheta ma vorace scalpita. Un ghiottone apre il suo canale e inghiotte.

In alto, da sinistra verso destra Pitagora (o Morrissey) e Ipazia, al centro Platone – che con una sbieca scrollatina si butta alle spalle Aristotele – col ‘varietur’ che fa traballare un poco l’attivazione analogica; infine Apelle. Intorno figuranti.

In basso il codice informatico inizia ad arrossire e a nascondere un civico consesso.

Montale la Cancelliera – Angelo Rendo

Questa non è la Cancelliera Merkel. Nel 1977 David Levine caricò a tal punto Eugenio Montale da prefigurare la Merkel dei nostri giorni. In quell’anno, lei aveva solo 23 anni, e si era data in isposa al suo primo marito. Montale, invece, brigava per il Cancellierato, dopo aver vinto, due anni prima, il Nobel.

“Come figlio molto adulto”, o del compitare necrologi – Angelo Rendo

“Il… agosto sono trascorsi 50 anni dalla dipartita della mia adorata Mamma.

Donna di eletta virtù, BUONA, LABORIOSA, UMILE, AFFETTUOSA, ALTRUISTA, MODESTA.
Come figlio molto adulto non posso non ricordare la sua grande umiltà, per mezzo della quale mi ha fatto conoscere il vero ORGOGLIO che mi ha fatto diventare un VERO GALANTUOMO.
Anche soffrendo non poco, con i grandi valori morali che mi ha inculcato, cerco di trovare la forza per superare le cattiverie di cui si è impregnata profondamente la società odierna.
Nonostante sono trascorsi 50 anni, tutti i pensieri e le azioni che mi ha inculcato la mia Mamma, mi fanno sentire un UOMO FORTE, SERIO e LEALE.
GRAZIE DONNA SPECIALE per quanto mi hai insegnato.

Tuo figlio e gli adorati nipoti.”

Qualche giorno fa, questa ‘carta’ è apparsa in diversi spazi d’affissione a Scicli.
Se mi consegno a uno spazio listato a lutto e mi tuffo a peso morto, non c’è dubbio che sono perso alla vita dalla nascita. Un prigione. Posso essere io il perso, il prigione, o può essere l’autore del necrologio, o Cortázar, Charlie Parker o tutti quelli che da un bar sono passati e passano possono essere i prigioni, i persi.
Ma come si fa a scrivere un necrologio? Un cadavere, spento da cinquanta anni, non può riattizzarsi impunemente. Cosa si paga? E a chi? A chi si parla? Il necrologio ha da mantenersi freddo, rigido, equilibrato, deve non dire. Invece, è proprio quando splende il comico, e fa i suoi gargarismi, che si manifestano le donne speciali, i figli orgogliosi, leali, forti. I galantuomini.

Cortázar, che da un necrologio parte per ‘disegnare’ Charlie Parker ne “Il persecutore”, dimostra che basta niente; e che dietro alle ragioni vi è sempre un ossesso, un galantuomo; cancella, infatti, le fantasime e detta il tempo che manca.

Cortázar, sì, lui, ha un occhio da una parte uno dall’altra l’altro ancora. La paternità ha segnali propri, e lustrini, baffi o barba. Se smette di conoscere, diventa diffidente; fa tanto per te, diventa patria; se guarda e aspetta, il tempo di mettere insieme

Bar Fidone, ieri sera, Plaja Grande. I flipper ci sono, il juke box manca. I gelati e le granite di Adriana. Alcuni partono, altri restano. Prodi presentava a Scicli il suo piano inclinato. La musica arriva, inattesa, da una sfera smeraldina, il cui brusio limita le bolle dell’autorità, gli scoppi e i rombi dell’alta cilindrata.

La ‘voce piccolina’ di Dente – Angelo Rendo

https://youtu.be/LiKMEWzLips

Dente – al cui concerto ho assistito domenica 6 agosto a Scicli, presso Villa Penna, insieme a poco più di 200 persone – non ha da strappare nulla al deserto, ha radici ben piantate nell’aldilà cosmico. La sua scrittura è ‘andata’, inestirpabile, inadeguata. Sornione come un gatto, sul palco appare disilluso, incredulo, gentile e misurato. Una furia esangue dalla erre moscia. Guarda dall’alto la folta milizia giovanilista che ammorba sopra e sotto i palchi indie italiani. Che sia di culto e che parli d’amore e faccia svenire le ragazze è discutibile. Indiscutibile è con quale grazia lo faccia.

https://youtu.be/F6mFbSGo7Fw

Il filo a massa dell’eredità – Angelo Rendo

Questo, ora che è arrivato a 57 anni, e non è sposato e non lavora e sta con la zia quasi centenaria – è uno scienziato (tutta una genìa di pazzi e scienziati, un suo cugino ha addirittura sfiorato il Nobel), spostato di un secolo e pieno di fobie, una volta ha incoppolato l’insalatiera con cetrioli e pomodori in testa alla badante, rea di aver lavato gli ortaggi con l’acqua del rubinetto – mi vuole dire, e mi perdoni se anche questa mattina riceve il mio sfogo, per quale razza di motivo non debba essere plausibile che chieda la grazia alla zia? Questa, infatti, nei momenti di più alta disperazione lo conforta, dicendogli che il Sacro Cuore di Gesù ha in serbo per lui lavoro moglie e tanta serenità. Lui la ringrazia in lacrime, e si placa.

IN THE ELEMENT OF ANTAGONISMS – Wallace Stevens (trad. Angelo Rendo)

ANTAGONISMO

Se il mondo è senza un genio,
È perfetto. Qui, ora,

Ci chiediamo se valgano tutti
I geni o più di loro valga un uomo

Su un cavallo d’oro, animale
Evocato e miracolosamente
Manifestatosi sibilando.

Gli uccelli chiamano tutti i demoni
Al pensiero del cavaliere dei cavalieri,

Composto solo brunito,
Torre, accento antico, gelida misura.

E il robusto stivale del vento del nord sembra
Abbattersi su un corridoio assai largo, ahimé!

***

If it is a world without a genius
It is most happily contrived. Here, then,

We ask which means most, for us, all the genii
Or one man who, for us, is greater than they,

On his gold horse striding, like a conjured beast,
Miracolous in its panache and swish?

Birds twitter pandemonius around
The idea of the chevalier of chevaliers,

The well-composed in his burnished solitude,
The tower, the ancient accent, the wintry size.

And the north wind’s mighty buskin seems to fall
In an excessive corridor, alas!