IL TRITONE
Stava tracciando il suo singolo solco
attraverso la verde densa torba
d’acqua; io mettevo grano d’inverno
sulla riva. Le strade s’incrociarono.
Nessun solco in realtà, ebbi a dire.
Nulla sarebbe venuto dall’acro,
solo, del raccolto un simulacro,
l’ululo del vento, la pioggia folta.
Non voleva possedere la terra
che pure avrebbe arato tutto il giorno?
E amicizia, amore, queste cose?
Ricordò campi di fieno e granturco
quando stoppie s’alzavano da terra.
In sottofondo grida di dolore.
*
APOCALISSE, APOCALISSE
VII
Notte d’estate a Keenaghan
Cosi’ scura che il lumino si fioca
Per paura. E io con lui.
La Mustard Seed era del tutto buia.
Ero uscito col bollitore
Verso un ruscello interrato
Che riaffiora nel canneto
Quando una blatta si poso’ sul dito
Risalendo il palmo
Come un blistere indisponente,
La mia mano pietrificata
Da quel modo di muoversi.
Dovetti scuotere il polso a forza
E recuperarla al mio volere.
Dalla raccolta Mules, 1977 – trad. Giuseppe Cornacchia, 2010, diritti riservati
Pubblicate su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474