Giacomo Sartori (http://www.nazioneindiana.com/2012/10/04/nuovi-autismi-26-la-stupidita-degli-scrittori/#comment-196143) nel suo ultimo commento a questo post se la prende con gli scrittori schifosi.
Io sono uno scrittore schifoso. Io monologo e pretendo che gli altri mi diano retta e mi facciano dei complimenti e magari mi diano anche dei soldi. Inevitabile: scrittore sfrenatamente egotico sono. Problemi?? Lasciatemi cantare!
Io, ma dico io io; io, non so, io non so se sono uno schifoso egotico, e non lo so? Nessuno lo sa, qualcuno lo sa? Faccio tanto per dire, ma non scherzo, o forse è vero che soffro e non lo so, brucio e Sartori lo sa. Lo sa, Sartori? Ma brucio o son spento, veglio, dormo o son sveglio.
Qui (http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/10/per-approfondire-gli-spunti-di.html?showComment=1349895114619#comment-c5695633870959078336) Ennio Abate – che saluto caramente e ringrazio – riporta uno stralcio di intervista a Roberto Roversi. Pare che gli amici intellettuali, gli amici scrittori che andavano a trovarlo, mai si siano azzardati a comprare un volume in vendita nella sua libreria. Lo accettavano solo se regalato.
Di libri regalati in casa ne conto circa una decina, di miei mandati in giro una ventina. Quelli che mi piacciono li compro. Col circoletto dopolavoristico – non certo assiduo frequentatore – ho chiuso, non ho mai cominciato.
Però, sarebbe bello che qualche critico sano, sanosano ci comprasse, comprasse noi superpotenti per dirci impotenti e gli impotenti per dirli superpotenti. E’ questa che noi vogliamo, la loro onnipotenza! In questo mondo di fedi così larghe, per dare senso alla loro professione, alla loro onorabilità, alla loro sacranda lealtà, lo facciano, ci comprino, lo facciano non per noi, ma per loro, per una forma d’ordine mai evolutasi che tanto il mondo agogna. Ché noi scherziamo.
P. s. Giusto per dare merito e riconoscenza e continuare con lo spam, ché se non ci pensiamo noi, nessuno ci pensa, ingiustamente, leggo la prosa breve d’apertura de “La superpotenza” dal titolo I modi, già comparsa insieme ad altre sul numero 55 di “Nuova Prosa” (http://www.grecoegrecoeditori.it/libro.php?libro=459). E sempre grazie a Luigi Grazioli, galantuomo.
Ecco il video:
Il libro cartaceo non lo mandiamo a nessuno (abbiamo stampato due copie, una per Rendo e una per me), ma a che sarebbe servito pagare 1500 euro presso un editore “normale” per poi spedirlo a 20-50-100 persone che in ogni caso non l’avrebbero letto comunque, figuriamoci comprato? Che mondo e’ mai questo letterario, nel quale tutto cio’ che riguarda il come si vive viene passato pretescamente sotto le parole “dono” o “incontro” con gran profluvio di superlativi, baci e abbracci falsi come una moneta da 5 euro?
E’ un intero filone in perdita anche il solo occuparsene, di queste robe poetiche, per cui il metodo migliore *per me* e’ minimizzarle, le perdite: non dare corda a nessuno, spendere il meno possibile, rimanere ai soli testi. Capisco in questo modo di mirare a distruggere un tessuto connettivo umano, che e’ il buono che in tanti/e vedono in questo settore ed il buono che rimane ai piu’ in questo clima economico che sta impoverendo tutti, ma tant e’. Ognuno si prenda le responsabilita’ delle proprie azioni.
Non c’è alcun dubbio che si debba fare “tabula rasa” del costituito, attendere alla primitivizzazione di ogni dato o segno. A rimanere fuori sono le pratiche conservative e guaste a cui si è abituati. Dubbio non c’è che virtuosa sia la nostra pratica; chi non si adegua, è fuori gioco, cerca vie furbe, facili, a vicolo chiuso; non è un interlocutore. Se così parliamo, è perché il tessuto connettivo è lacerato, le cellule ognuna fuori posto.