nucleare in italia – commenti a nocciolo aperto

di Giuseppe Cornacchia

A me che sono ingegnere nucleare (settore ricerca sui materiali, pero’, non costruzione/esercizio di centrali) la gente chiede cosa succede e cosa fa il governo. Dico la mia da tecnico; in fondo al colonnino c’e’ quello che fa il governo, molto in breve, e cosa ha in mano il cittadino comune (sostanzialmente: il referendum).

Tecnicamente succede “molto”, raccontato in varia forma e misura dagli organi ufficiali, dai media, dalla politica e dalle agenzie di opinione. Succedera’ ancora “abbastanza” per un certo tempo, un “abbastanza” al momento imprevedibile. Tecnicamente, in ogni caso, succede “meno” di quanto ci si sarebbe atteso a seguito di un distastro (terremoto + tsunami) di quelle proporzioni, considerando il tipo di impianto che ha impattato. Tecnicamente, l’Unione Europea ha deciso ieri di sottoporre a stress test le centrali attualmente presenti sul territorio UE -cioe’ una simulazione di cosa succederebbe se in Europa si verificasse un evento di portata analoga a quello del Giappone. Tecnicamente, le centrali di cosiddetta terza generazione, in costruzione in numero di due (una in Finlandia, una in Francia), sono attrezzate per resistere e portare a spegnimento sicuro il nocciolo anche in eventi di quella portata, sostanzialmente perche’ i sistemi di emergenza che si attivano in quei casi sono presenti in numero di quattro per ciascun reattore, indipendenti tra loro e ad alimentazione autonoma, invece che che in numero di uno per reattore come nell’impianto giapponese (che lo tsunami seguito al terremoto ha messo fuori uso, da cui quel che si vede ora). Tecnicamente, una prima ricostruzione e’ che il disastro si accaduto per un eccesso di sicurezza: in seguito alla scossa di terremoto, il sistema di sicurezza e’ stato fatto scattare quando ancora non era strettamente necessario; questo ha disattivato alcuni elementi ordinari dell’impianto che avrebbero consentito una piu’ alta probabilita’ di spegnimento sicuro dopo il passaggio -imprevisto ma prevedibile- dello tsunami. Tecnicamente, il livello di radiazioni attualmente presente entro un raggio di 30 km dall’impianto di Fukushima oscilla fra livelli trascurabili e livelli elevati in senso probabilistico (non ci sono danni immediati ma si alza -di poco- la probabilita’ che si sviluppino tumori dopo anni). Tecnicamente i 50 operatori che stanno lavorando sul sito vanno incontro ad un destino che ottimisticamente viene definito incerto.

Veniamo a cosa fa il governo. Il governo fino a l’altro ieri tirava dritto. Ieri c’e’ stata una riunione a livello europeo e questo tirare dritto e’ stato parzialmente accantonato, in nome della collegialita’ comunitaria. Dal punto di vista politico il governo ha oggi detto che il parere delle regioni sull’accettare o meno centrali sul proprio territorio sara’ vincolante.

Inoltre c’e’ un referendum il 12 giugno (data probabile) e chi -per qualunque motivo- non vuole il nucleare, puo’ andare a votare “si”, voto che sara’ vincolante a patto che si raggiunga il forum. Il quesito referendario e’ il seguente: “Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?”.

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credo la mia posizione in materia sia abbastanza evidente, se non altro per indole, attitudine e mestiere; inoltre, in tempi di integrazione europea, quel che fa l’Italia in Italia conta relativamente poco anche per le mie modeste tasche, nel senso che -paradossalmente- parte dei soldi che non verranno spesi per costruire centrali andranno alla ricerca del settore, che a mio avviso ne uscira’ fortemente stimolata verso, soprattutto, l’obiettivo ultimo della fusione (progetto ITER e dintorni).

sul dibattito mediatico e le maniere di fare informazione, tornato in Italia da un mese e mezzo ed esposto nuovamente alle radiazioni RAI-Mediaset, trovo che da un certo punto di vista l’ecosistema sia migliorato: anche i mezzi generalisti e i grandi quotidiani cercano di fare informazione in maniera grossomodo corretta da un punto di vista tecnico; e’ poi inevitabile che, in una democrazia imperfetta come la nostra, il discorso diventi subito conflitto di estremi, di interessi e di tifo calcistico

voglio infine fare un plauso a Sparzani (http://www.nazioneindiana.com/2011/03/16/disumanizzazione/), per il tono e il senso ultimo del suo messaggio; avere piu’ interventi di quel tipo aiuterebbe a rendere questo “evento” utile ad una riflessione di cui c’e’ senza dubbio bisogno.

@ Alcor / Sparzani

«i danni prodotti da un incidente nucleare sulla popolazione sono di una qualità diversa dai danni prodotti, che pure esistono e possono essere tremendi, da un incidente a una centrale convenzionale»

quel tipo di danni e’ mano mano reso piu’ improbabile (ma non ancora assolutamente improbabile) dall’avanzare delle tecnologie costruttive/contenitive e dal corretto esercizio/manutenzione degli impianti gia’ esistenti e di quelli a venire

ma sono sostanzialmente d’accordo con chi esprime in Italia paura per il fattore umano (i costruttori, gli esercenti, i controllori, i bonificatori… la sabbia nel calcestruzzo per dirla in breve) prima che per quello tecnologico; l’Italia non e’ in grado di gestire progetti di questa complessita’ e non lo sara’ ancora per lungo tempo…

… anche per motivi di interesse economico: meglio distribuire miliardi a pioggia ai piccoli pirati delle rinnovabili (una qualsiasi filiera che campa su incentivi della proporzione di quelli appena bloccati dal governo RUBA a piene mani i soldi dalle tasche anche di chi in quelle tecnologie crede) invece che concentrarli su megaprogetti aperti ad infiltrazioni di ogni tipo

concludo dicendo che in Italia il nucleare si potrebbe fare oggi stesso e convenientemente, ma solo in una maniera: appaltando tutto il ciclo di costruzione/esercizio/dismissione alle ditte estere incaricate e dichiarando i siti scelti come suolo militare, cioe’ alzando recinti e tenendo la marmaglia disturbatrice -pro/contro che sia, affaristi, ambientalisti, fanatici di vario stampo- a debita distanza e a tiro di schioppo.

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