Mi muovo sul foglio di carta come chi non ha mai saputo tenere il rigo; le parole non sono più parole ma numeri dentro radici in spazi aperti, chiusi dalle lettere.
Sulla carta, intera sta l’ombra, il rigore che trattiene, mentre particole turbinose mirano ad altra luce.
Qui non c’è nulla di solido, come poco più in qua, invece, dove la carta è il fondamento.
Qui tutto è in vista, e scorre, logorando le cavità più note, cresce, si gonfia chiudendo ogni spazio.
