Ma non è giusto nemmeno che le parole ci possiedano, che ci raggiungano. O che rimaniamo in una zona limbica, fra la presenza e l’assenza, prede scordatesi del regime gonfio della vita.
Che uno è tanto prudente da salire i gradini con circospezione, temendo di pestare una lepisma saccarina, una tarma o una formica, un ragno, e invece succede che t’arriva a piedi uniti un fantasma alle spalle sulle caviglie; e ti sposta il sentimento, la saggia visione per cui nel mondo dell’arte l’irruenza, la nullafacenza debbano essere bandite. Nondimeno, non bisogna credere che, lavorando con arte, si possano raggiungere alte sollevazioni di ingegno o dipartite di prudenza.