Ho tremato a vedere la Juve vincere a Madrid. E nulla ho sentito per un’ora e mezza. Fotogrammi muti e minacciosi sono passati sul mio smartphone. Non un’azione persa. Trame, gambe alfabetiche, segni e punti anonimi, lucide e pure visioni di gioco.
Su questa stessa brace – pensavo – arde la poesia: nudi, muti e sordi assistiamo a un evento, che sembra non ci riguardi, che solo accade, e che mai ci riguarderà, così chiuso nella sua purezza, nella sua scatolina di luce.