IL REGNO PEDESTRE
Lo scrittore è un individuo ridotto a filo, o a bava; e il primo dei molti fori per cui dovrà passare, di norma otturato dalle croste della tradizione letteraria, dal suo sangue rappreso, conduce al regno pedestre.
Lo vedo che tenta scomposto di riannodare le fila con questo e con quello. Lo vedo. Tradirsi coi rigurgiti dell’intelletto vestito a mo’ di scorreggia profonda, lontana, sofferta. Facile a guadagnarsi il vomitorium, l’ordine di affiliazione, la divisa.
Quanto più una pietanza è elaborata, tanto più s’introna; potrà essere inghiottita di malamore, a nodo in gola, o sputata nel fazzoletto, o sfarsi in poderoso scoppio di risa e saliva.
Folte schiere di armenti fanno segno con le loro zampe valghe che cruda, intatta appare la poesia.
La poesia scioglie
la poesia. Non posa
né pietra. Tira, lega.
Se perdi la presenza, diventi un ipocrita. Hai i denti rotti, le borse agli occhi; e ancora pensi ai tuoi maggiori, alle tue fonti, ai tuoi padri, allo stuolo tutto di scrittori. Che possano scagionarti pensi.