Quando usciamo dal Circolino di Città Alta di vicolo Sant’Agata a Bergamo, sono passate otto ore dall’arrivo in Piazza della Cittadella.
Dalle 16:30 alle 20:00 gironzoliamo tra Piazza Vecchia e via Bartolomeo Colleoni con Adriana e John; Veronica prova in teatro, Chiara e Andrea sono a Milano al lavoro e ci raggiungeranno alle 21:00.
Una fugace visita alla Basilica, una passeggiata fino alla Rocca e una sosta al caffè Tasso in Piazza Vecchia per due punch, poi un trancio di pizza in attesa della prima di “Due donne che ballano” al Teatro Sociale alle 21:00. È il 24 novembre.
Bergamo, però, è costruita con luce argentina, lo scuro la fonde. L’ho vissuta in uno stato sonnambulico.
Il teatro di Veronica Cruciani è cocciuto, serrato, spiazzante; per metà accademia per l’altra fine del teatro; il tarlo della commozione giunge quando ha finito di avvitarsi e lo si vede far capolino sulla scena, denutrito e stanco. A quel punto non lo scacci, è monito e vita che si consuma.
Quando usciamo dal Circolino, e ci salutiamo con Veronica e John, iniziata la discesa insieme a Chiara e Andrea, mi pare di non esserci stato a Bergamo. La città fila via veloce sotto le nostre ruote, quel che rimane è un nastro di muro già visto, che non è Lombardia, ma Sicilia.