L’avvocato – Angelo Rendo

“Caalma… caaalma…” – beffardo, tamponando con le mani l’aria davanti a sé, dice, come potrebbe fare un padre o un padrone o un padre-padrone verso un figlio o uno schiavo. Stupito, a tutta prima faccio il finto tonto; passati dieci secondi di voluttuosa quiete insieme a dieci passi, chiedo minaccioso: “Cosa… coosa? Cosa vuole dire? Coosa non va??!!”. “No…dico, con calma, senza fretta…”. Può dare un colpo di clacson senza alcun problema, rispondo, come io non farei, scenderei piuttosto dall’auto e gentilmente mi sincererei della presenza del gestore, farei capolino con una manina discreta e allegra dentro quella gabbia, specie trattandosi di un animale educato, perderei giusto trenta secondi, dico fra me e me. Quel che segue, invece, lo dico a voi, l’avvocato lo sa. Sua moglie è stata pure collega di mia madre, e lui finge di non sapermi, coglione. E…cosa stavo dicendo, ah, ecco, volevo dire che getto un occhio alla colonnina di continuo, data la collocazione infausta del gabbiotto, e di rado capita che, leggendo o facendo altro, non mi accorga di un cliente e la testa rimanga abbassata per trenta o quaranta secondi o un minuto in più del dovuto. Eh no, ribatte, per la regolamentazione riguardante l’inquinamento acustico nei centri urbani non mi permetterei di dare un colpo di clacson!

Siamo in campagna, ha smesso di piovere, lo fulmino, trascinato da un vento che non riconosco: Se lei non gradisce, vada altrove. Diventa piccolo piccolo, non sa che fare, probabilmente questo micragnoso non ritornerà più, non si trattano così i clienti, il cliente ha sempre ragione, non sa che dire, mette freneticamente mano al portafogli, traffica con le banconote, le scambia di posto, borbotta fra sé e sé, mi pare che dovrei…boh, mah; quindi compie in senso antiorario il giro intorno alla macchina, e si installa nel posteriore, di fronte a me, prima stava alla mia destra, con gli occhi bassi per tutto il tempo. Io lo fisso, e chiudo: “Il suo sarcasmo mi pare stupido prima ancora che ingeneroso.”.

Gli do il bocchettone e il resto e il saluto, come se tutto fosse andato a finire in un altro mondo.

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