Da “La superpotenza”, le poesie di Giuseppe Cornacchia – (XVI) Aladar

[Ho scritto poesie tra i venti e i trent’anni, quest’anno ne compio quaranta: e’ il momento di una prima verifica di tenuta. Presentero’ in questa rubrica i venticinque testi inseriti nel recente volume “La superpotenza” (2012, ed. ilmiolibro.it) e raccolti sotto il titolo “Dell’iris ho il tramorto”. Costituiscono, a questo momento, il corpus ufficiale della mia produzione. A voi. GiusCo]

ALADAR

Mamma, vorrei andare nello spazio
ma non posso. Io devo lavorare.
Mi piacerebbe farti ridere, però.

*

Da bambino guardavo i Mezil,
un tale con la gomma sotto il letto
ci faceva un pallone interstellare.
Poi s’è visto: io ero Marcovaldo.

*

Come Dio mi vuole non sono un giglio
nemmeno la gramigna.
Io scrivo queste righe per mio figlio
gliene darò poco a poco
quando avrà la mia stessa età.

*

Lavoro e non sono felice ma lavoro
senza che sia rappresentato.
Non sono triste. Penso che sia giusto
e comunque una vita
sapersela creare.

*

Cerco di tenermi informato
vado al cinema. Di nascosto
nella sala illuminata io scompaio.

*

A volte vorrei farlo
il Tuo nome ma non so più che cosa sei
e non capisco perché debba chiedermelo
io io io.

*

È stato un buon pranzo. Mia suocera
cercava di farmi del male quando ancora
non andavo a lavorare. Un giorno
mi sono presentato con due sporte
di maiale e col lardo
abbiamo familiarizzato.

*

Della forma che solleva un lavoro
di penna estesamente razionale
e non nasconde all’ombra di una torma
l’equità della tristezza
perché pensare stanca,
ha fatto bene a lasciare il partito.

*

No, non dovevi proprio andare di settembre
perché ci sono nato. È la mia oasi,
credo. Senti, facciamo pace
finché non ti rivedo.

*

Il viaggio in treno per andare in masseria
ogni domenica mattina. Vado in chiesa
mi sento come se
partecipassi dei fratelli
pur senza stare insieme.

*

Dei miei due fratelli apprezzo la viva
flagranza di esistenza. Pur se nobili
(e monchi a loro modo)
almeno sono
mentre io spesso inconsistente.

*

Sarò breve. Non chiamo per scampare dei guai
non ho una fede e non illudo,
se a qualcuno piacesse la mia vita
non lo invidio. Però volesse scrivermi
un pensiero, l’avrei caro
potendo riguardare e ricordare.

© Giuseppe Cornacchia

Pubblicata su carta a Settembre 2012 in La superpotenza, venti anni di poesie, scritti e traduzioni da G.Cornacchia e A.Rendo, ISBN 9788891027474

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