2011: rimanere all’estero o tornare in Italia? Se ne discute chez Severgnini: http://www.corriere.it/italians/10_dicembre_28/Il-ritorno-in-Italia-pro-e-contro_d0176c10-11da-11e0-8f66-00144f02aabc.shtml (il retrogusto è un po’ patetico, causa panettone e residui koethiani. GiusCo)
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Il ritorno in Italia: pro e contro
Caro Severgnini, 2011: rimanere all’estero o tornare in Italia?
Scrive Arturo Busca, il 24 dicembre («Vivere all’estero non è per tutti»), che chi vive in Italia ci sta di comodo o ci deve stare perché altro non può. Non so se oggi, 2010, sia la chiave di lettura migliore: da quel che vedo, molto mi pare assai diverso rispetto a cinque o dieci anni fa. Le chance sono molte e altrettante le possibilità per coglierle, non occorre essere ingegneri nucleari.
Io sto finendo un dottorato in Gran Bretagna e penso a cosa fare dopo. Con 2-3 anni di autonomia economica, posso andare dove voglio: non ho oneri, non ho un futuro scritto, non ho raccomandazioni. La domanda è: necessitando alla peggio di un computer, di una buona connessione internet e di tanta volontà per lavorare possibilmente in proprio (o al limite da ingegnere abilitato), fa tanta differenza in Italia o altrove, oggi ormai quasi 2011?
Ci sono pro e contro nel tornare in Italia, anche per chi ha abitudini molto frugali come me.
Pro: gli incentivi economici della legge approvata qualche giorno fa (se ci rientro), la vicinanza alla famiglia d’origine, la cultura & le arti, i luoghi comuni della vita bella che scorre sempre uguale a se stessa.
Contro: generale poca capacità di immaginare e dunque di inventarsi un futuro, poca capacità di fare sistema, tutela delle classi già tutelate (qui Tony Blair e Gordon Brown, una volta sconfitti, sono spariti dalla circolazione), spiccata propensione all’illegalità e capovolgimento dei fondamenti di un normale stato di diritto.
Non è un elenco di casi uno, due o tre, come vorrebbe Busca, ma carne viva, storie individuali che iniziano a intravvedersi collettivamente nei movimenti studenteschi ultimi in Inghilterra, Italia, Grecia, Francia. Ma il peggio, tornando in Italia, sarebbe rimpiangere l’estero, ritrovarmi straniero in patria. Questa è la molla decisiva che mi orienterà a rimanere fuori.
Buon anno a voi.
Giuseppe Cornacchia
Ho ricevuto cinque mail private a commento di questo contributo, tutte da parte di lettori della rubrica di Severgnini. Uno è noto e fa spam sistematico, ma gli altri hanno gentilmente detto la loro: resta fuori. Severgnini si lagna oggi del cinismo dilagante anche fra i suoi lettori, che dovrebbero invece essere una componente aperta del pubblico mediatico. Io credo che oggi più che mai -grazie ad internet- si possa tentare l’uno contro tutti, ignorare l’esterno e guadagnarsi il pane attraverso questo mezzo, rimanendo ignoti alle ciance. E’ una sfida interessante da eventualmente provarsi per uno-due anni, con o senza il beneficio reddituale approvato per legge.
Buon anno, Giuseppe, a te, ad Angelo e a Gianluca. E auguri per la tua “decisione”, quale che sia. Un abbraccio.
fm
Contraccambio l’augurio a voi. A Giuseppe e a Francesco. Cose belle e un caro saluto, Angelo.
Un augurio a voi e a tutte le persone ancora interessate alla poesia. Mi piace pensare anche a chi non si vede più sulla rete, ma in passato ha contribuito al discorso comune: Luigi Metropoli e Giampiero Marano su tutti. Aggiungo che mi fa piacere che le nuove leve inizino a prendere la parola, fare siti, proporre il discorso come lo vedono loro. Ciao.
Sei l’unico che se n’è ricordato. E la cosa non mi meraviglia affatto. Grazie anche per questo. Sperando abbiano voglia di ritornare a dare il loro contributo.
fm